102 anni in silenzio sul Monte Novegno

A volte riemergono. Sono i resti dei caduti della Grande Guerra, che non smettono di tornare alla luce, e di rifulgere anche dopo decine di anni di silenzio, in questo caso secoli, di buio.

Come spesso accade in questo campo, non è stato esattamente il caso a riportare a galla i resti di un kaiserjager (soldato austriaco) sul Monte Giove (Ciove per gli autoctoni), sulle Prealpi vicentine. Luogo ideale durante la Grande Guerra per i soldati italiani, per mettere in atto la resistenza attraverso la guerra di posizione, grazie alla miriade di cunicoli, trincee, gallerie, caverne e postazioni ottimali caratteristiche del territorio che per conformazione consentiva anche il combattimento statico, e che la storia ci racconta, contribuì a fermare l'offensiva austroungarica, che altrimenti avrebbe raggiunto facilmente la pianura sottostante con sviluppi prevedibili.

Il ritrovamento si deve infatti all'audacia dei recuperanti del metal detector che vedono in quest'area un paradiso da passare e ripassare attentamente al setaccio. Tracce fondamentali per risalire all'incredibile scoperta sono stati i chiodi di uno scarpone che fuoriuscivano dal terreno. Da lì è partita la segnalazione alle autorità competenti per provare a ricostruire l'identità del soldato.

Nei giorni scorsi quindi i volontari dell'associazione IV Novembre si sono portati nel sito del ritrovamento con il supporto dei Carabinieri e del medico legale Andrea Galassi di Vicenza che ha individuato la causa del decesso rilevando la compatibilità delle ferite con lo scoppio di una granata. In base all'analisi dei pochissimi elementi raccolti è verosimile datare la morte del soldato nel lasso tra il 12 e il 16 giugno 1916. Altri oggetti identificativi come piastrini, stemmi o armi, non sono stati rinvenuti. Resterà quindi ancora sepolto il mistero sul suo nome, mentre è plausibile che non sia stato inumato in quanto la salma si trovava in un punto molto scosceso. Ad ulteriore riprova della validità di questa teoria, è il fatto che sul gruppo montuoso del Novegno (dove sorge il Monte Ciove) non ci sono mai stati cimiteri austrungarici. 

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