Pluridecorati a quattro zampe: il Sergente Stubby

Anche la Grande Guerra ha avuto i suoi eroi a quattro zampe.

E come per gli umani, chi si distinse sul campo ebbe l'onore di essere premiato con promozioni e decorazioni per le proprie gesta.

La tenera conferma arriva dalla storia del Sergente Stubby, cucciolo di Bull Terrier (o forse di Boston Bull Terrier), che vanta una serie di primati invidiabili tra i quadrupedi arruolati nell'esercito statunitense. Mascotte ufficiale del 102nd Infantry Regiment, venne aggregato alla 26th Division. Il suo fu un contributo importante in termini di servizio offerto alla causa bellica, dal momento che fu impegnato per 18 mesi, prendendo parte a ben 17 battaglie sul Fronte Occidentale. Un destino che sembra scritto fin dai primordi. Venne infatti assoldato quando il suo padrone, il caporale Robert Conroy, venendo chiamato in guerra, decise di portare con sè Stubby, che era stato ritrovato girovago al campus dell'Università di Yale.

Il suo ingresso nell'esercito a stelle e strisce venne accettato in occasione della parata ufficiale, quando il cane fece al comandante lo stesso saluto che aveva imparato a fare al suo padrone, al quale si era presto affezionato. Nel febbraio 2018 avvenne il suo esordio sul terreno di guerra, a Chemin des Dames, dove resistette strenuamente sotto il fuoco avversario per un mese ininterrottamente. Nell'aprile del 1918 fu colpito da una granata durante la ritirata tedesca a Schieprey, ma si riprese velocemente. Dovette anche fare i conti con una intossicazione da gas, da cui uscì comunque ristabilito. E uno degli episodi più emblematici del suo apporto fu nell'Argonne, dove avvertì la presenza di una spia tedesca infiltratasi nel campo, mordendole la gamba e permettendo la cattura. Fu questa azione valorosa a valergli la promozione a sergente, grado ineguagliato per un cane statunitense nella Grande Guerra. Già pluridecorato, a Chateau-Thierry le donne della città realizzarono per lui un giubbottino dove poter appendere i vari attestati guadagnati. Con la fine della guerra potè riposarsi, prendendo parte alle parate del suo reggimento come un vero arruolato, anche se questa definizione sul suo conto è tutt'oggi materia di dibattito. Nel dopoguerra ebbe modo di incontrare il presidente Woodrow Wilson, e nel marzo del "26 spirò di morte naturale. Il suo corpo venne imbalsamato. 

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