Bergen-Belsen: il teatro della tragedia

Un blasone costruito sull'eccidio perpetrato nel suo perimetro maledetto. A parlare è la storia. Si stima che a Bergen-Belsen, nell'area sassone, persero la vita, solo tra il 1943 e il 1945, circa 50.000 persone. Una destinazione infausta, inizialmente pensata soltanto per "accogliere" i prigionieri di guerra. Col tempo divenuta "alloggio" per criminali, politici, zingari, omosessuali, Testimoni di Geova ed Ebrei.
 
Il campo è infatti piuttosto noto alle cronache perchè qui, il 12 marzo del "45 trova la morte Anna Frank, di origini ebree, scoperta nell'estate del "44 nel nascondiglio di famiglia ad Amsterdam, dietro all'attività del padre. Nel 1940 il campo apre le porte per "ospitare" prigionieri di guerra, inizialmente belgi e francesi. Dal "41 vengono internati 20.000 prigionieri di guerra sovietici, 800 invece sono gli italiani reclusi. Il sito viene "aggiornato" nell'aprile del "43, quando cambia, o meglio, viene ampliata la funzione del campo, una cui porzione passa sotto il comando diretto delle SS come campo di concentramento per gli storici nemici ideologici del regime. Vengono quindi create due sezioni distinte, una residenziale e una di detenzione.
 
 
Nella prima vi trovano spazio i prigionieri ebrei, barattati dal governo con altri internati civili tedeschi all'estero. Il campo di detenzione viene adibito alla reclusione di quattro tipologie di utenti, inseriti in quattro sottosezioni. "Campo di convalescenza", "Tendopoli", "Campo piccolo delle donne" e "Campo grande delle donne". Inizialmente vi vengono rinchiusi circa 500 prigionieri non ebrei provenienti da altri campi di concentramento, per realizzare le strutture del complesso. Dal marzo del "44 il campo viene utilizzato come "transito" per il recupero di lavoratori provenienti da altri campi, da redistribuire a loro volta in altri campi.
In teoria, perchè la realtà parla di prigionieri sfiniti, che nella maggior parte dei casi morivano per la mancanza di cure. Una storia simile a quella di numerosi altri campi, simboli della tragedia umana e dei crimini efferati della seconda guerra mondiale. 
 
 
 
 

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