Immane fossa comune sul fronte orientale

 

1.800 cadaveri in balia della terra nuda. Un vero e proprio spettacolo desolante, quello che si è palesato di recente di fronte agli occhi di chi ha scavato e lavorato all'ennesima gola nel terreno aperta nella Russia meridionale. Una sintesi drammaticamente perfetta dell'azione cruenta consumata nei pressi di Stalingrado, oggi Volgograd. E non a caso all'epoca dei fatti Stalingrado rappresentava un importante fulcro politico ed economico, e in quanto tale era obiettivo appetibile.
 
La città è nota per l'epilogo dello scontro più sanguinoso di tutta la storia. Un luogo che anche per questo motivo, nel tempo ha assunto un valore quasi epico, oltre che storico. Un sito che ha di fatto segnato l'inizio del tracollo della Germania nazista durante la Seconda Guerra Mondiale. La battaglia, inquadrata tra l'estate del 1942 e il febbraio del "43, nasce sotto l'iniziale avanzata nazista e vede opposti i soldati dell'Armata Rossa alle forze tedesche, italiane, rumene e ungheresi per il controllo della porzione strategica tra i fiumi Don e Volga. L'esito finale premierà i sovietici, portando alla distruzione di gran parte delle forze germaniche e dell'Asse impegnate nell'ambizioso tentativo di assalto. La zona, essendo stata teatro di guerra di un versante che in cinque anni ha prodotto decine di milioni di vittime (2 milioni la sola area di Stalingrado) risale spesso alle cronache per nuovi rinvenimenti "di gruppo".
 
 
In questo caso a stupire è la dimensione del ritrovamento, visto che la fossa comune in esame, lunga 430 piedi, larga 23 e profonda 7, ha riportato in vita in più "tranche", i resti di quasi 2.000 soldati nel distretto di Angarsky. Tutti tedeschi, che hanno richiesto un'importante attività per l'identificazione, alla fine solo parziale, dei cadaveri. A riposare insieme ai loro corpi sono state individuate anche carcasse di cavalli. Ritrovamenti di massa, in linea con l'usanza delle forze rosse negli ultimi frangenti della battaglia, di seppellire i soldati nemici uccisi in fretta per la minaccia di un'epidemia. Dopo la doverosa commemorazione, i resti sono stati spostati nel vicino cimitero di guerra di Rossoschka. 
 

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