Il 26 marzo il "M. Clapier", con le due compagnie 118a e 119a, lascia il deposito di Mondovì, ove si è costituito sin dal 1° dicembre 1915, e parte per la frontiera orientale, diretto a Degna. Qui accantonato, attende a completare il suo organico, a speciali esercitazioni, ed esegue lavori stradali sulle mulattiere Dogna - Pizforchia e Dogna - Mingicos. Il 12 aprile al battaglione viene assegnata un'altra compagnia, la 114a, costituita fin dall'inizio della guerra e da allora restata in trincea sul M. Piccolo alla dipedenza del "Mondovì". Gli elementi di questa, vecchi alpini già provati al fuoco ed alla dura vita della montagna, vengono così a fondersi con i giovani della classe 1896 nuovi giunti. Il 22 aprile il "M. Clapier" lascia Dogna ed in ferrovia si trasferisce nella pianura veneta, a Marostica, passando alla dipendenza della 1a frazione del gruppo alpini E. L'avversario, intanto, va concentrando nelle alte valli del Tirolo e dell'Adige le sue truppe per sbocare nella pianura vicentina. Il 15 maggio, infatti, la gigantesca valanga si rovescia contro la nostra fronte d'Asiago - Lavarone - Folgaria con primo obiettivo la linea Thiene - Bassano; le nostre linee resistono ma urgono rincalzi. Verso di esse, la sera del 16, un ordine improvviso chiama al posto di combattimento il "M. Clapier". Nella notte sul 17 lascia Marostica e giunge a Cogollo ove sosta alla sera del 18 è nuovamente in marcia e nella notte arriva a Malga Zolle, sull'altopiano di Tonezza. Avendo il nemico superate le nostre difese di Campomolon, il battaglione muove rapidamente per proteggere, unitamente agli altri riparti del gruppo, il ripiegamento della 35a divisione. Prende dapprima posizione sulla estrema sinistra della colletta di M. Toraro, indi si sposta in avanti portandosi sul contrafforte Scaletta di Toraro - Malga Campoluzzo, fronte a M. Maggio, dove si rafforza, mentre alcune pattuglie, spintesi fuori delle linee mettono in fuga nuclei nemici. Nella notte, un plotone della 118a compagnia si spinge su Cimone dei Laghi, posizione importantissima, perchè oltre a dominare la sottostante valle costituisce una vedetta ed una protezione per il fianco sinistro del battaglione. Gli alpini arrivano appena in tempo sulla cima che un riparto austriaco tenta anch'esso di occuparla, ma un audace contrattacco, sostenuto da vivo fuoco dei nostri, lo obbliga a ritirarsi con fortissime perdite. Battuti intensamente da tiro di artiglieria, i nostri resistono sulla posizione conquistata, ricacciando ripetutamente l'avversario che inutilmente tenta sopraffare la nostra difesa. Ma esso non da tregua, al mattino del 20 riprende a tempestar di proiettili il "M. Clapier", dirige, poi, la sua azione principale sul Cimone del Laghi ove resiste il plotone della 119a. Nel contempo due colonne nemiche, precedute da pattuglie, si dirigono verso la Scaletta di Toraro mentre numerose truppe si ammassano nei pressi di Malga Campoluzzo di Mezzo. Il battaglione schiera la 118a in prima linea, alla sua destra la 119a fino a congiungersi con la 114a, in cima a Scaletta di Toraro e saldo e sicuro attende l'assalto. Si accende, intanto, più furioso il tiro delle artiglierie e dopo circa un'ora si pronunciano simultanei gli attacchi sul Cimone ed a sinistra, in direzione della prima linea presidiata dalla 118a, ma gli alpini costringono tuttavia l'attaccante a sostare tra le rocce. Resasi però intenibile la posizione di Cimoncello del Toraro sulla destra, il "M. Clapier", minacciato di accerchiamento, è costretto a ripiegare; la 114a e la 119a abbandonano per prime le trincee lasciando in retroguardia la 118a che, nella notte, benchè premuta dagli Austriaci, attende prima di muoversi, che il plotone della 119a scende dal Cimone dei Laghi. Questo, infatti, circondato ed attaccato da ogni parte si getta attraverso i costoni che dal Cimone precipitano in valle dei Laghi tentando di raggiungere la colletta di Toraro. Nuovamente accolto da scariche di fucileria ripiega e fiancheggiando il Seluggio, raggiunge il battaglione a Velo d'Astico. Quivi il "M. Clapier" procede ad un rapido riordinamento. Alla sera del 22, infatti, è nuovamente in marcia verso M. Cimone d'Arsiero occupando per tutta la giornata del 23 il ciglione di fronte all'altopiano di Tonezza. Alla sera si porta in prima linea e, dato il cambio a riparti del 209° fanteria, si pone immediatamente a rafforzare la posizione; nella notte pattuglie nemiche giunte ai reticolati vengono accolte da scariche di fucileria e costrette ad allontanarsi. Nella giornata del 25, dopo un forte bombardamento, grossi contigenti avversari avanzano verso la cima, ma arrestati dal fuoco degli alpini richiedono nuovamente il concorso delle artiglierie quindi tornano all'assalto. La battaglia diviene una lotta corpo a corpo, sanguinosa; alla superiorità avversaria i nostri oppongono un'accanita resistenza, finchè stretti da ogni parte vengono sopraffatti e dopo di aver conteso palmo a palmo il terreno, ripiegano sul Redentore, occupando la linea scendente su Arsiero. Al mattino seguente, 26 maggio, il battaglione da Arsiero, prosegue per Cogollo ove accantona. Le sue perdite ammontano a 6 ufficiali e 174 uomini di truppa. La sera del 29, da Casale di Schio, ov'erasi trasferito il giorno precedente, il "M. Clapier" ha ordine di concorrere all'attacco del M. Priaforà. Marciando per la valle di Arsiero si porta al passo del Colletto Grande, prosegue per Malga Brazome e per M. Giove giunge a passo Campedello. Riparti della "Bisagno", dopo aver, il 29, eroicamente mantenuto il caposaldo di M. Priaforà, sono costretti ad abbandonarlo ed a ritirarsi tra M. Novegno e M. Giove. Da queste ultime posizioni viene tentato, il 30, il contrattacco dal 209° fanteria, col concorso del "M. Clapier" che disloca la 119a compagnia dulle pendici della cima del Novegno e le altre due in riserva su M. Giove. Le due compagnie, la 114a e 118a tentano successivamente la riconquista del Priaforà, ma falciate dalle mitragliatrici e dal micidiale fuoco d'artiglieria sono costrette ad abbandonare l'impresa; si trincerano sul costone tra M. Giove ed il Priaforà e su quello che scende al passo Campedello. Il 9 giugno il "M. Clapier" attacca nuovamente il Priaforà; nuclei della 118a compagnia e della 114a con azione simultanea agiscono sul versante occidentale del costone M. Giove - Priaforà e su quello orientale. Riparti della 118a, avanzando, si portano fin sotto la cima del monte; quelli della 114a benchè investiti da violenta scarica di fucileria, con assalto alla baionetta s'impadroniscono di una trincea avversaria ove, però, non possono sostenersi. Le perdite subite dal battaglione sono abbastanza gravi, viene quindi ordinato di sospendere l'attacco. Lo stesso comandante resta ferito mentre dirige l'azione. Il 13 il "M. Clapier", dopo essersi valorosamente battuto a M. Giove, riceve il cambio dal "Val Natisone" e discende a Roccolo. Il 15 lascia detta località per spostarsi a Torrebelvicino. Il 18 si trasferisce a Pieve di Schio, finchè il 21, per ferrovia, parte alla volta di Primolano e giuntovi prosegue per Grigno. L'offensiva austriaca, fermata sull'Astico, continua a premere sul Brenta; ma le nostre truppe muovono ormai alla riscossa; sull'altopiano dei Sette Comuni gli alpini del "M. Clapier" accorrono anch'essi per riconquistare il terreno perduto. Lasciato Grigno, nella giornata del 23, il battaglione risale la mulattiera del Pertica portandosi sull'altopiano, a Malga Giogomalo, presso il Termine S. Marco e successivamente, per M. Magari, il 26 giugno si dirige dapprima su Malga Fossetta, poscia al margine meridionale di Malga Moline inviando la 118a compagnia alla dipendenza del "Cividale". Per più giorni, essa combatte ora isolata, ora col "Cividale", col "M. Matajur" e col "Val Natisone" contro le retroguardie nemiche. Il resto del "M. Clapier", il 28, oltre a rincalzare il "Morbegno", che in tal giorno attacca M. Campigoletti, deve mantenere con la 119a il contatto tra detto battaglione ed il "Val Natisone" che già occupa le pendici di M. Chiesa. Oltrepassato la colletta di Malga Moline, il battaglione avanza sulle alture tra M. Lozze e M. Chiesa, mentre la 119a, puntando su M. Chiesa, costringe il nemico a ripiegare sulle salde difese del monte; si pone quindi alla destra del "Val Natisone" sulle pendici nord orientali di M. Chiesa; tra q. 2000 e Busa del Lepre. Il resto del battaglione effettua lo stesso movimento rinforzando la 119a con nuclei della 114a compagnia, provvede al rafforzamento della linea, ed appoggia, con azione di fuoco, gli altri battaglioni che attaccano M. Campigoletti e M. Ortigara. Il 3 luglio il "M. Clapier" sostituito dal "Val Tagliamento" ripiega a Busa del Ghiaccio e verso sera si trasferisce ad oriente di M. Cucco di Pozze, contro il quale dovrebbero operare il "Cividale". Non essendosi effettuato l'attacco, si sposta occupando le trincee fin allora tenute dal "Val Natisone", tra le pendici nord di M. Cucco di Pozze e Busa del Lepre. La 118a che era alla destra dell'anzidetto battaglione, col quale il giorno innanzi aveva disperaramente attaccato M. Chiesa, si riunisce in tale giorno alle altre due compagnie. Nei giorni 3, 4 e 5 luglio il battaglione esegue diversi spostamenti per appoggiare ora l'uno ora l'altro riparto in azione. Il 6 viene posto a rincalzo del "Cividale" che in detto giorno ed in quello successivo tenta di strappare all'avversario Malga Pozze. Il 9 l'attacco viene rinnovato dalla 119a compagnia rincalzata dalla 20a del "Cividale". Squadre di arditi tentano nella notte di avvicinarsi ai reticolati per aprirsi la via, ma falciate dalle mitragliatrici non possono assolvere il loro mandato. La 119a cerca di piombare sulle opposte difese ma anch'essa urta in pieno contro la forte resistenza avversaria. L'azione subisce una sosta, indi viene sospesa. Seguono alcuni giorni di relativa calma sulla fronte del "M. Clapier" mentre il XX corpo d'armata prepara una nuova azione intesa a forzare la fronte avversaria dall'Ortigara allo Zebio. Il 19 a sera tutto il battaglione si riunisce sul rovescio di Cima delle Saette; in quello successivo si porta a Busa della Campanella indi a Busa del Lepre, col compito di attaccare, unitamente al "Cividale", la linea tra q. 2056 di M. Chiesa e M. Campigoletti. Gli alpini dei due battaglioni costituiscono la colonna di sinistra del 4° gruppo che ha per obiettivo Busa del Ghiaccio - Malga Campigoletti. Fallito un tentativo nella giornata del 21 luglio, l'azione viene ripresa il 24. Con la 76a del "Cividale", la 114a e la 118a del "Clapier" si forma un battaglione tattico al quale viene affidato il compito di rinnovare l'attacco contro lo stesso obiettivo; la 119a ed il resto del "Cividale" costituiscono un secondo battaglione di rincalzo. Nella notte un plotone di volontari tenta di aprire dei varchi nei reticolati ma, avvistato, viene inchiodato al terreno da scariche di fucileria e lancio di bombe a mano; altri tentativi vengono egualmente sventati dall'avversario che, favorito da posizioni dominanti, può battere i nostri di fronte ed a tergo. All'alba la colonna principale, uscita dalle trincee, è costretta ad ammassarsi sotto i reticolari ancora intatti, investita in pieno dalle artiglierie nemiche del Corno di Campo Bianco subisce forti perdite. L'azione viene perciò sospesa e solo a sera i riparti possono ripiegare. Hanno fine, così, le nostre operazioni sull'altopiano dei Sette Comuni alle quali il "M. Clapier" ha dato il suo contributo; le sue perdite ammontano a 6 ufficiali e 248 uomini. Il 26 luglio lascia Busa del Lepre e torna a difendere le trincee di Malga Pozze, il 31 destinato alla dipendenza dell'8a gruppo si porta a Malga Fossetta per riorganizzarsi. Nella notte sul 10 agosto è nuovamente in linea da Cima del Campanaro a Pozza dell'Agnelizza rilevandovi il "Bassano"; ed in quella sul 12 i suoi avamposti sulle pendici di M. Ortigara, q. 2105, e verso il passo dell'Agnella, sopraffatti da nuclei avversari in forze, vengono catturati. Il battaglione resta in linea, effettuando lavori ed azioni di pattuglie fino ai primi di ottobre quando ricevuto il cambio da un reparto del 9° bersaglieri si porta il 7 ottobre a Malga Fossetta. Il 20 si fa ritorno in trincea sulle precedenti posizioni da Cima del Campanaro fino a q. 1945 (sud - est di Cima della Caldiera). Cessata alquanto l'attività del nemico, il battaglione ne approfitta per consolidare la difesa della linea. Sopraggiunge intanto l'inverno durante il quale sostiene una lotta continua contro la neve, la tormenta e le valanghe.
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Fino ai primi di marzo il "M. Clapier" presidia la consueta fronte; poi, il 14, seguendo il movimento degli altri battaglioni del gruppo, scende al piano, a Pove di Bassano. Nuovi elementi, giovani della classe 1897, giungono a rinvigorire le file del battaglione che con speciali istruzioni prepara i suoi uomini ai futuri cimenti. Il 23 maggio, lasciato Pove, muove per tornare ai monti. In diverse tappe raggiunge il 25 Malga Fossetta ove completa la sua efficienza bellica. La nostra preparazione per la prossima offensiva contro la linea M. Ortigara - M. Zebio è pressochè ultimata, gli alpini dell'8° gruppo, al quale è affidato l'arduo compito di far cadere la forte barriera, si portano al loro posto di combattimento. La sera dell'8 giugno il "M. Clapier" si ammassa sulle pendici di Cima della Caldiera in attesa di procedere, il 10, all'attacco delle munitissime difese dell'Ortigara. Esso ed il "Val d'Ellero" sono di rincalzo ai battaglioni "Bassano" e "M. Baldo" destinati, quali truppe di prima ondata, all'occupazione del passo dell'Agnella e della q. 2101. Sin dalle prime ore del mattino, le nostre batterie iniziano le loro azione, alle ore 15 gli alpini muovono all'assalto. Mentre la prima ondata muove decisamente verso l'obiettivo, il "M. Clapier", sceso anch'esso nel vallone dell'Agnelizza, la segue da vicino. La 114a compagnia, che precede il battaglione, raggiunge il "Bassano" mentre questo si accanisce per fiaccare le ulteriori resistenze al passo dell'Agnella. Gli alpini dei due battaglioni conquistano il passo e si spingono, poscia, sui roccioni di q. 2101 dalla quale gli Austriaci, dopo aver inutilmente tentato di resistere sono costretti a ripiegare. Mentre vari riparti assicurano il possesso del terreno conquistato, la 114a compagnia insegue il nemico verso M. Castelnuovo. Frattanto il resto del battaglione, nonostante le perdite subite, dopo aver tentato di attaccare frontalmente q. 2101, per neutralizzare le mitragliatrici nemiche, devia decisamente a destra e giunge anch'esso su q. 2101 già conquistata dagli eroici avanzi del "Bassano", del "M. Baldo" e della 114a compagnia. Con essi il comandante del "M. Clapier" organizza la difesa del terreno conquistato, disponendo sopra la sommità della quota, con fronte verso q. 2105, il "Val d'Ellero" ed a destra, fronte a val della Caldiera, il suo battaglione. La 119 compagnia, intanto, spintasi verso q. 2105 dove il "Vicenzo" ed il "Sette Comuni" col "Val d'Arroscia" ed il "M. Mercantour" moltiplicano i loro tentativi di sfondamento, battuta da micidiale fuoco perde gran parte dei suoi effettivi e solo a sera tardi riesce a disimpegnarsi ed a riunirsi al battaglione. Nelle notti sul 12 e sul 13 giugno un contrattacco nemico viene nettamente respinto, in quella sul 15, mentre il "M. Clapier" riceve il cambio dallo "M. Splunga", forti masse nemiche precedute da intenso fuoco di artiglieria, bombarde e mitragliatrici assaltano le posizioni. In un primo momento i nostri debbono retrocedere per non essere inutilmente sacrificati, ma poi, riavutisi dalla sorpresa, si scagliano contro l'attaccante e con preciso fuoco di fucileria, mitragliatrici e bombe a mano, riescono a rallentare l'attacco. La lotta sanguinosa e terribile, degenerata presto in un violento corpo a corpo, si protrae con alterna vicenda fino a tarda notte, finchè il nemico, è arrestato. All'eroismo del "M. Clapier" si deve se la quota è saldamente mantenuta. Alla stessa sera esso la lascia; gravissime sono le sue perdite 20 ufficiali, tra i quali il comandante, che gravemente ferito resta al suo posto a dirigere l'azione, e 348 uomini di truppe. La motivazione della medaglia d'argento concessa al riparto vale ad eternare il valore ed il sacrificio compiuto durante queste aspre giornate di combattimento. La sera del 16 esso occupa le posizioni arretrate sulla linea di vigilanza a Busa dell'Orco (M. Chiesa) rimanendovi fino ai primi di luglio quando è inviato a presidiare le posizioni fra Cima delle Saette e M. Palo (Costo del Pettine); con la 118a compagnia staccata sopra q. 1864. Il 1° agosto la dislocazione del "M. Clapier" viene mutata; i suoi elementi occupano le difese di seconda linea da q. 1864 di Costa del Pettine a Grotta del Lago. Il 17 agosto, poichè la 52a divisione ha ordinato il ripiegamento dalla linea di vigilanza a quella di resistenza, il battaglione abbandona le trincee sulle pendici di M. Chiesa e va ad occupare la linea dalla selletta nord di M. Palo a q. 1864 con due compagnie in line (la 114a e la 118a) e la 119a in rincalzo. Intenso lavoro, frequenti azioni di pattuglie rappresentano l'attività del "M. Clapier". L'offensiva austro - tedesca, sulla fronte orientale, richiama colà il battaglione. Il 25 ottobre, avuto il cambio dal "Sette Comuni", si porta ad Osteria alla Barricata e poscia, su autocarri, a Primolano da dove prosegue in treno. Giunto durante le ore antimeridiane del 26 presso Pasian di Prato sale di nuovo su autocarri e raggiunge Udine e di lì Tarcento. E' inviato poscia a sbarrare la testata della valle del Torre. La sera stessa la 118a compagnia sale il Mali Varh mentre il resto del battaglione va verso Monteaperta per portarsi al Gran Monte, ove trovansi altri riparti alpini. A notte alta si incontra con riparti del 7° gruppo che sta ripiegando sotto la forte pressione dell'avversario. Unitosi ai resti dei battaglioni "Bicocca" e "Val Leogra", il 27 si porta con essi ad occupare una posizione avanti a Villanova. La 118a compagnia arrivata intanto sul Mali Varh e ricevuto l'ordine di ripiegare attraversa il Torre sotto Vedeonza. La notte del 27 il nemico riesce a superare la difesa di Villanova e il battaglione, per Tarcento, si porta su Gemona dove è raggiunto dalla 118a compagnia nella giornata del 29. Il "M. Clapier" passato il Tagliamento sul ponte di Trasaghis si porta a Forgaria. Il 31 ottobre si trasferisce a Vito d'Asio e quindi a Meduno; il 3 novembre, essendo il battaglione assegnato al XII corpo d'armata, si trasferisce in riserva a Maniago; poscia al ponte Giulio, sul Cellina, protegge il passaggio dei profughi e delle salmerie. A sera per Montereale e per la strada del torrente Cellina sale verso la valle di Barcis attendandosi presso Molassa. Il mattino del 5 il comando del XII corpo d'armata dispone che l'8° gruppo si rechi subito alla forcella di Palla Barzana a disposizione del comandante la 26a divisione per proteggere il ripiegamento delle truppe da Poffabro e da Frisanco. La sera del 5 il "M. Clapier" è dislocato con un plotone a M. Piciaches, due compagnie a M. Jof (118a e 119a); l'altra compagnia (114a) a Molassa mentre i resti del "Val d'Arroscia" sono a forcella La Croce. Il mattino dopo il nemico entra in Montereale, lancia pattuglie in tutte le direzioni ed avanza con i suoi riparti verso M. Jof e verso le due forcelle. E' accolto però dalle nostre mitragliatrici che ne stroncano l'impeto. Insistente, violento è l'urto contro la forcella di Palla Barzana respinto più volte fino a quando giunge ordine di ripiegare; il movimento è eseguito con ordine per quanto l'avversario, penetrato in direzione di Col di Croce, stia quasi per aggirare i nostri. A Barcis viene formata una nuova linea, le compagnie 118a e 119a sono a M. Plai mentre la 114a con i resti dell'"Arroscia" si dislocano in fondo valle, davanti al paese. Il giorno 7 anche queste posizioni vengono attaccate dal nemico che punta in direzione di Barcis e del cimitero. Le truppe in fondo valle dopo strenua resistenza sono costrette a ripiegare; pattuglie di mitragliatrici postatesi su M. Lupo fanno fuoco sulla strada del Cellina causando forti perdite. Intanto i riparti di M. Plai passando per Armasio giungono, per malegevole sentiero, alla passarella di Arcola ed al ponte Mezzo Canale, ma li trovano già distrutti. Tentano di passare sulle rovine, ma accolti dal fuoco nemico solo pochi uomini riescono a passare il torrente; quelli rimasti sulla destra lo seguono sulle rocce impervie del M. Laura e dopo una notte di marcia possono raggiungere al mattino il paese di Cellino e poi Cimolais, ove si congiungono col comando del gruppo, con la 114a e più tardi con i riparti che avevano combattuto a forcella Clautana. Tutti, lasciata una compagnia a difesa della stretta, si avviano verso Longarone; la sera dell'8 il "M. Clapier" è a Fortogna, il 9 a Sedico ed a Bribano poi marcia nuovamente per Feltre fino a Cismon e la mattina dell'11 è a Bassano ed a Rosà. Successivamente portatosi a Carmignano di Brenta, a Bressanvido e ad Ancignano, presso Sandrigo, si ferma per riordinarsi. Si sposta poi a S. Giacomo, presso Romano, e quindi a Liedolo, permanendovi fino al giorno 11 di dicembre nella qual data è nuovamente chiamato in azione. Il nemico, che fin dai giorni scorsi aveva concentrato tutti i suoi sforzi contro la linea di Col Caprile, Col della Berretta, M. Asolone (51a divisione), il giorno 11, dopo aver violentemente bombardato quella fronte, sferra l'attacco tra valle S. Lorenzo e lo sbarramento delle Fratte puntando decisamente sulla q. 1476, caduta la quale, dilaga verso Casera Spalazzari e verso M. Asolone provocando la ulteriore caduta di q. 1458 e di Col della Berretta. Fin dall'inizio dell'azione l'8° gruppo alpini, di cui fa sempre parte il "M. Clapier", aveva avuto ordine di spostarsi nella valle S. Lorenzo passando nello stesso giorno 11 alla dipendenza della 51a divisione. Il battaglione lasciato Liedolo e portatosi al ponte di S. Lorenzo si pone a disposizione della "Massa Carrara" destinata alla riconquista delle posizioni di Col della Berretta. Si trasferisce quindi in val delle Saline, ove giunge nelle prime ore del mattino del 12, portatosi poscia a nord - ovest di Casera Campigoli partecipa con la 114a compagnia all'attacco del 252° fanteria. La compagnia, che ha riparti di fanteria alla sua destra, giunge fin sotto i reticolati, dove viene fermata dal fuoco incrociato delle mitragliatrici. Tentato invano lo sbalzo nella trincea nemica, gli alpini sono costretti a ripiegare alla sommità di Col della Berretta. L'assalto viene ripreso più tardi con tutti gli elementi del battaglione, con una compagnia del 252° fanteria e con una del "Val Brenta". I nostri, favoriti dalla nebbia, ritentano l'impresa e con successivi sbalzi raggiungono i posti avanzati, li sorpassano e risoluti puntano sulla trincea nemica. Il loro slancio però è spezzato dalle mitragliatrici che l'investono in pieno. Alzatasi la nebbia, che in parte li proteggeva, e violentemente battuti, sono costretti a retrocedere sulle linee di partenza. A notte il "M. Clapier", che ha perduto gran parte dei suoi uomini, si riordina e si dispone su due linee, immediatamente sopra Casera Campigoli, iniziando subito i lavori di rafforzamento; benchè sottoposto al tiro dell'artiglieria mantiene la posizione. Nella notte sul 14, sostituito dal "Susa", passa in riserva sotto Casera Campigoli. La notte trascorre relativamente calma ed anche al mattino dello stesso giorno il nemico non spiega grande attività. Nel pomeriggio, invece, dopo un terribile bombardamento, il nemico lancia attacchi con forze preponderanti contro tutta la fronte dell'8° gruppo, riuscendo a sfondarla tra Col Caprile e Col della Berretta. Il "M. Clapier" accorre prontamente sui costoni della Berretta per sostenere il "Susa", già in gran parte sacrificato e con esso si stende da Casera Campigoli al fondo val delle Saline, fronte verso Palazzo Moline e Casare Col del Vecchio, per sbarrare al nemico l'accesso della valle e proteggere la destra. Al mattino del 15 i nostri hanno ordine di ripiegare sulla nuova linea: Rocce Anzini - Cà d'Anna - Osteria il Lepre - Cason delle Fratte. Il "M. Clapier" attraversando val delle Saline e per M. Asolone inizia tale operazione, allorchè forti nuclei nemici irrompono sulle posizioni e mentre pochi alpini possono sfuggire, per val delle Saline, all'accerchiamento, altri tra cui il comandante, debbono soccombere al numero degli assalitori; i superstiti si radunano al ponte S. Lorenzo. Il 16, poichè l'avversario minaccia le nostre difese di M. Asolone, il battaglione con gli altri del gruppo si porta alla sinistra di val S. Lorenzo fermandosi in valle del Fabbro, ma nello stesso giorno torna in val S. Lorenzo da dove scende a Semonzo; qui il "M. Clapier", che ha perduto gran parte dei suoi effettivi, van man mano, con l'arrivo dei complementi, ricostituendosi.
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Il lavoro di riorganizzazione avviene rapidamente e con l'inizio del nuovo anno di guerra, il "M. Clapier" ha ripreso la sua piena efficenza. L'8 gennaio si trasferisce sulle pendici di Col Campeggia per lavori sulla seconda linea del Grappa; il giorno 11 passa alla dipendenza della brigata Bari, il 17 torna a Col Campeggia per lavori. Il 22 scende a Romano ed il 23, per ferrovia, raggiunge Verona e poi, per via ordinaria, Volargne. Il 24 febbraio il battaglione viene trasferto in val Camonica, per ferrovia fino ad Edolo e per via ordinaria a Vezza d'Oglio, prima, ed in val di Pezzo poi, accantonando in baracche presso Ponte dei Buoi. Il 1° marzo sale sulle posizioni di M. Tonale e Cima di Cady rilevandovi il "Saluzzo" ed il "Dronero". Sulla nuova fronte la neve cade continua coprendo trincee, camminamenti e richiede giornaliero, faticoso lavoro di sgombero. Con l'approssimarsi della buona stagione vengono intraprese nuove opere difensive; e si preparono nuove azioni. Il 25 maggio il "M. Clapier" asseconda con azione dimostrativa, verso q. 2234 del costone sud occidentale del Tonale, quella risolutiva che altri riparti sulla destra svolgono per la conquista del Presena e del Monticello. Il giorno 9 giugno, destinato a partecipare ad una nostra operazione contro il Tonale orientale, cede al "Val Camonica" la difesa della linea e si raduna nella conca di Serodine ove vengono predisposte le modalità d'attacco. Nella notte del 13, invece, il nemico, dopo aver bombardato le nostre linee a cavallo del Tonale, concentra i suoi tiri violenti sulla Cima di Cady; lancia poscia le sue fanterie all'attacco, forti nuclei riescono a sopraffare sulla estrema destra alcuni piccoli posti presidiati dal "Val Camonica", mentre alcune colonne, partendo dalle loro linee dall'Ospizio S. Bartolomeo, minacciano seriamente tutta la linea Cady - Tonale. Il "M. Clapier" muove risolutamente verso le posizioni a lui ben note e saldamente difese fino a qualche giorno avanti. La 114a compagnia, partita per la conca di Bleis, tempestata di proiettili, raggiunge il costone sud orientale di Cima di Cady, dominante val Albiolo, e, dopo aver arrestato ogni ulteriore progresso del nemico, che tenta risalire la valle, muove al contrattacco restituendo al nostro possesso alcuni piccoli posti. Le mitragliatrici avversarie appostate più in basso trattengono però l'avanzata. Riordinate le file, i nostri tornano alla riscossa; la lotta si riaccende aspra e sanguinosa, pur tuttavia gli alpini del "M. Clapier" e del "Val Camonica" riescono a strappare al nemico un altro elemento di trincea avanzata sulla quale peraltro non è possibile affermarsi causa il preciso fuoco a cui sono sottoposti. Ma il "M. Clapier" è deciso a scacciare gli Austriaci prima ancora che sopraggiunga la notte; la 114a, rincalza dalla 119a, deve travolgere l'ulteriore resistenza avversaria. Dopo breve azione d'artiglieria, gli alpini piombano sulle opposte linee travolgendone in breve tempo le difese. A sera cessa ogni azione e sulle posizioni, restituite al nostro possesso, vengono avviati i rincalzi e rinforzati gli elementi avanzati. Il bollettino di guerra del Comando Supremo pone in rilievo la brillante condotta del battaglione. Il 23 giugno, lasciate le posizioni di Cima di Cady scende a Ponte dei Buoi in val di Pezzo. Ai primi di agosto, al fine di effettuare la progettata conquista del Tonale orientale, il "M. Clapier" è richiamato colà. Il 5, lascia Ponte dei Buoi e si porta, tra la strada d'arroccamento delle pendici occidentali di Cima Bleis e Baite Sorti, in posizione di attesa. Le avverse condizioni atmosferiche, però, non consigliano di effettuare l'attacco ed i riparti vengono temporaneamente ritirati. L'azione iniziata da altri riparti nei giorni 13 e 14 non ha esito felice ed il battaglione, trattenuto in posizione di attesa, ripiega in fondo valle Albiolo, quindi tra Baite Sorti e Ponte dei Buoi. Il 23 agosto, sale nuovamente sulle vecchie posizioni del Tonale occidentale - Cima di Cady ove riprende la consueta attività: lavori di difesa, brevi azioni di pattuglir allo scopo di tenere in continuo allarme il nemico. Il 30 ottobre il battaglione lascia le trincee al "Val Brenta" e discende a Ponte dei Buoi per far parte di una massa di monovra che dovrà, al momento opportuno, spingersi per la val di Sole. Il 3 novembre inizia il movimento per raggiungere, attraverso la conca di Montozzo, la val di Pejo. Giuntovi e poichè l'occupazione delle linee avversarie è già avvenuta, invia la 114a compagnia ed il plotone arditi, alla dipendenza del "Pinerolo" già disceso a Malga Palù, mentre la 119a è destinata a fiaccare le ultime resistenze nemiche a M. Comegiolo e sul Redival; il resto del battaglione sceso in val di Pejo prosegue, l'indomani, la sua marcia lungo la valle, occupa Cogolo, Celedizzo indi Fucine, ove si ritrova all'armistizio.
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