Il 31 marzo, partono dalla sede di Dronero il comando il battaglione e la 123a compagnia, già costituiti fin dal novembre 1915, giungendo in zona di guerra, nel territorio del IV corpo d'armata, l'11 aprile. Il 13, ad essi si uniscono altre due compagnie, la 81a e la 101a, che, dal 24 maggio 1915, hanno combattuto alla dipendenza del "Dronero". Il nuovo battaglione, accantonato a Kosec, passa a far parte del gruppo alpini B. Dopo un breve periodo di organizzazione, il 1° maggio, i suoi riparti si portano nelle posizioni di prima e seconda linea del settore di M. Nero, ove restano fino al 21, giorno in cui, il "Bicocca", al completo, assume la difesa del presidio di M. Rosso. Gli alpini provvedono a lavori di fortificazione e sovente pattuglie fanno ardite puntate verso le linee nemiche. Degno di nota il colpo di mano compiuto, il 27 giugno, dall'81a compagnia, che penetra nelle trincee avversarie. Il 3 luglio, il battaglione si porta in seconda linea ed impiega i suoi riparti in lavori; il 3 settembre si sposta a Kosec. Messo temporaneamente a disposizione del settore Saga, il 5, raggiunge Serpenizza, a sera accantona a "Sorgente" di Saga e nei baraccamenti di fondo valle Uccea; il 12 a Goricica Planina e nel vallone dell'Acqua (Krnica Planina), il 14 al Sacro Cuore. Ultimati i preparativi per l'operazione contro il M. Rombon, al "Bicocca" è affidato il compito di attaccare le posizioni di detto monte, con l'obiettivo immediato la conquista della colletta dei Pini Mughi. Nella notte sul 16, le compagnie assumono lo schieramento per l'azione, al mattino, dopo breve preparazione d'artiglieria, si lanciano all'assalto e nonostante le perdite, raggiungono le difese avversarie. La nuova linea è però intenibile e pertanto nella notte le compagnie ritornano nelle posizioni di partenza. Il "Bicocca", per le perdite subite (6 ufficiali e 195 uomini di truppa), il 17 viene ritirato dalle linee ed accampa al Sacro Cuore, il 18 si trasferisce a Berzova, dove attende al suo riordinamento, il 26 ritorna a Kosec, rientrando al 2° gruppo. Il 30 si porta a M. Pleca, dislocando la 123a a Planina Za Plecam. Dopo vari spostamenti subiti dalle compagnie per esigenze tattiche, il 28 novembre, il battaglione è dislocato a frane di Kozliak, colletta "Sonza", M. Pleca ed il 15 dicebre sostituisce il "Valtellina" nelle posizioni del Krasji Vhr, ove rimane fino al termine dell'anno.
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Il 24 gennaio, il battaglione lascia le prime linee e si porta a Kosec, il 26 riparte e per Drezenca, S. Pietro al Natisone, Faedis, il 28 giugno a Nimis. In detta località permane fino al 19 marzo, svolgendo intense istruzioni. Il 20, insieme agli altri battaglioni del 2° gruppo, si trasferisce sull'altopiano dei Sette Comuni, accantonando, il 23, nei baraccamenti di Baita dell'Aja (52a divisione), impiegato per lo sgombro delle nevi e per lavori vari. Il 10 maggio, rileva il "Vestone", occupando la linea di vigilanza della suddivisione di destra (1a sezione), da Cima del Campanaro a Pozza dell'Ortigara, a presidio della quale rimane fino al 2 giugno, svolgendo un'attiva azione di pattuglie e migliorando l'efficenza dei trinceramenti. Il 3, sostituito dal "Bassano", si porta a M. Lozze ed a M. Fasolo. Per le operazioni contro il M. Ortigara, il "Bicocca" fa parte della colonna di sinistra, destinata alla conquista delle posizioni del costone Ponari e del fondo valle Agnella ed il 7 si porta alla Crocetta ad immediato rincalzo del "Vestone", che costituisce la prima ondata di assalto. Nelle prime ore del pomeriggio del 10, cessato il bombardamento delle nostre artiglierie, le truppe si lanciano all'attacco; gli alpini del "Bicocca", seguendo quelli del "Vestone", riescono, protetti da forte nebbia, a portarsi sotto i reticolati nemici; piccoli nuclei si infiltrano arditamente nei radi varchi aperti dalle artiglierie senza però poter avanzare oltre. Improvvisamente la nebbia si dirada mettendo allo scoperto gli alpini, che vengono fatti segno ad un violento fuoco di mitragliatrici e fucileria. Vista l'impossibilità di tentare nuovamente l'assalto, i riparti si rafforzano sulla linea raggiunta, sistemandola a difesa. Respinti i ritorni offensivi del nemico, nella sera dell'11 il battaglione, sostituito dal "Saccarello", ritorna alla Crocetta e per la selletta di Campoluzzo, il 13, si porta a Busa Fonda di Moline. Per la ripresa delle operazioni il "Bicocca" passa alla dipendenza dell'8 gruppo e, con altri quattro battaglioni, costituisce riserva tattica. I riparti, pertanto, si ammassano ai roccioni di M. Ortigara. Conquistata la cima del monte, il 19, il battaglione è chiamato in rincalzo allo "Stelvio" ed al "Valtellina", all'alba del 20 sostituisce in linea quest'ultimo, il 21 assume con il "Val d'Arroscia" la difesa del settore di sinistra (trinceramenti di q. 2105), ove procede alla sistemazione delle nuove posizioni ed all'invio di pattuglie. Nella notte sul 25, il nemico inizia un bombardamento, concentrando sulle nostre linee il tiro delle artiglierie di tutti i calibri, che dura, violentissimo, per breve tempo, indi sferra un poderoso attacco con truppe d'assalto munite di bombe incendiarie e di lanciafiamme. Preponderante di forze e di mezzi, riesce ad infitrarsi nelle nostre trincee, aggirando le posizioni tenute dal battaglione. La lotta si accende violenta, ne segue un corpo a corpo, in cui gli alpini del "Bicocca", già decimati dalle forti perdite subite, vengono sopraffatti. Il loro sacrificio, però arresta l'avversario, dando tempo ai rincalzi di arginare l'avanzata. I pochi superstiti, riusciti a sottrarsi alla stretta nemica, ripiegano nelle seconde linee. Il giorno 6 luglio, ha inizio la ricostituzione del battaglione ed il 10 il nuovo riparto si porta ad Osteria alla Barricata. Il 15, unitamente al 2° gruppo, si trasferisce, in ferrovia, nel territorio della 9a divisione, accantonando, il 17, a Campo Iolanda. Il 13 il gruppo passa al II raggruppamento. Il "Bicocca" rimane nella predetta località, fino all'8 agosto. Il 9 si sposta in val Posina, per presidiare il tratto di prima linea tra la Montagnola - Cornolò - Malga Pierini. Il 4 settembre passa alla dipendenza del 7° gruppo, col quale, il 7, si trasferisce in val d'Astico e nella notte sull'8, assume la difesa della fronte Barcarola - Forte Ratti - val Cantilia - Tartura - Torre Alta, con una compagnia distaccata per la sorveglianza dei trinceramenti dell'Officina Elettrica di val di Cavallo. Nel nuovo settore, gli alpini del "Bicocca" migliarano la sistemazione difensiva delle posizioni, mantenendo attiva la sorveglianza a mezzo pattuglie che riescono a catturare, anche, qualche prigioniero. Cedute le linee al "Val Leogra", il 12 ottobre, il battaglione si porta a Casale, il 15 a Villaverla, passando unitamente al raggruppamento a disposizione del Comando Supremo. Il 23, gli alpini, assegnati al IV corpo d'armata, partono in ferrovia alla volta di Cividale, ove giungono nella notte sul 25. Gli Austro - Tedeschi, riusciti ad impossessarsi delle nostre posizioni nel settore di Plezzo, avanzano oltre Iudrio, verso il Natisone. Il raggruppamento riceve ordine di procedere in direzione di Montemaggiore ed il "Bicocca" parte in autocarri per raggiungere detta località. La marcia è resa difficile per l'ingombro delle strade; al bivio Platischis - Debellis lasciati gli automezzi, prosegue a piedi ed all'alba del 26, insieme al "Val Leogra", provvede alla sistemazione di una linea difensiva a Punta di Montemaggiore, dove il gruppo deve concorrere ad arrestare l'avanzata nemica. Ardite pattuglie vengono lanciate in avanti, predendo il collegamento con l'avversario. M. Stol risulta già occupato ed in fondo valle un nucleo di alpini s'impegna con riparti avanzati. I due battaglioni, delineatasi la situazione, prendono tutte le misure per fronteggiarla. Gli Austriaci, intanto, attaccano le posizioni tenute dalla 260a compagnia del "Val Leogra" e da mitraglieri del "Bicocca", ma vengono respinti. Altre colonne avversarie, però, avanzano in tutte le direzioni, minacciando un aggiramento. Resosi necessario ripiegare sulle posizioni retrostanti, gli alpini riescono a sfuggire alla stretta nemica, protetti da un nucleo del "Bicocca", che si sacrifica combattendo eroicamente. Viene provveduto all'imbastitura di una linea di difesa a sud di Monteaperta, da SS. Trinità a q. 576 (M. Celò). Un nuovo ordine, però, prescrive di rioccupare Punta di Montemaggiore, ma, appena iniziato il movimento, segnalate forze avversarie tendenti ad aggirare le posizioni di q. 576, il "Bicocca" si sposta sul Pouiak e sul M. Zuogna, ove prende contatto con riparti del 32° fanteria. A sera il nemico attacca per tre volte le posizioni tenute dal "Val Leogra", che, con tenacia resiste. Tutte le truppe ripiegano su Tarcento, il battaglione prosegue per Artegna e, nel mattino del 28, prende posizione a S. Maria Maddalena, con le compagnie 101a e 123a, provvedendo a prendere collegamento con gli altri riparti del raggruppamento, che ha assunto la difesa della linea da M. Chiampon a M. Stella; la 81a si porta a Montenars, a disposizione del corpo d'armata. Nel pomeriggio viene estesa la occupazione verso M. Stuba, per evitare infiltrazioni di riparti nemici, già riusciti a penetrare nelle nostre linee di M. Stella. Nella notte sul 29, il ripiegamento continua oltre il Tagliamento. Il "Bicocca" per Montenars, Gemona, passato il fiume al ponte di Braulins, giunge, a sera, a Forgaria, dove viene raggiunto dalla 81a compagnia. Provveduto ad un sommario riordinamento, il 31, si trasferisce a Clauzetto, il 1° novembre a Meduno ed il 2 a Travesio, passando, con il 7° gruppo, alla dipendenza della 16 divisione (corpo d'armata speciale Di Giorgio) che ha il compito di provvedere con le proprie truppe ad arrestare l'avanzata del nemico sul Tagliamento. Il mattino del 3, il battaglione assume la difesa della linea dalla chiesa di Castelnuovo del Friuli a Madonna dello Zucco; ricacciati attacchi nemici, a sera, per le perdite subite e per evitare di essere aggirato dai riparti avversari, ripiega prima sulle alture di Travesio, poi a Sequals, ove imbastisce una difesa sulle alture a nord ed a nord - est del paese, a difesa del ponte sul Meduna. Nella notte sul 5 gli Austriaci, in forze, riescono a d avere ragione dei nostri che, dopo accanita resistenza, sono obbligati a ripiegare su Colle, poi per Fanna, Maniago, S. Leonardo e Polcenigo a Sarone. Le gravi perdite hanno ridotte le file del "Bicocca", che ha poco più di 110 fucili. Il gruppo, il 6, si trasferisce a Mezzomonte, per proteggere il ripiegamento delle truppe del corpo d'armata. Assolto il suo compito, il battaglione, il 7, continua il movimento e per Belluno, Bosco del Cansiglio, Farra d'Alpago, giunge nel pomeriggio dell'8 a Fadalto dove, con riparti del "Val Piave", organizza la difesa sulla destra della stretta, a Case Coloniche. Passa quindi il Piave a Ponte nelle Alpi e si porta per Belluno a Feltre. L'11 giunge a Bassano, ove si riunisce al comando di gruppo e raccoglie alcuni dispersi e parte delle salmerie. Nei giorni seguenti prosegue, a tappe, per recarsi nella zona di radunata, il 27 giunge a Doppi (Piacenza). Sotto la data del 25 il battaglione è sciolto ed il 30 i suoi riparti, passano a far parte del "Dronero".
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