Il battaglione, che sin dai primi di aprile si è trasferito dalla sede di Borgo S. Dalamazzo alla frontiera orientale, il 23 maggio è dislocato a Sutrio, alla dipendenza del comando settore But - Degano (Zona Carnia). Il 24, scoppiate le ostilità, si porta, con le compagnie 214a e 215a, a M. Crostis, a protezione della linea dal Colle di Grasolina alla forcella Bioichia. La 213a, alla dipendenza del "Dronero", occupa le trincee di Pizforchia e di forcella d'Ombladét. La nostra difesa va assestandosi; le compagnie del "Valle Stura" si alternano nell'occupazione delle posizioni ed in lavori di fortificazione. Il 12 giugno, la 215a concorre all'azione svolta dal "Dronero" per la conquista di passo di Volaia. Il 7 agosto, la 213a si sposta a Casera di Casa Vecchia, per far parte di un distaccamento che ha il compito di conquistare le posizioni di passo di Sesis e di M. Paralba. Durante l'azione, la compagnia, che è di rincalzo, invia due plotoni al passo dei Cacciatori ed una forte pattuglia in val Bordaglia, la sera dell'8, un plotone assume la difesa del costone sotto le qq. 2037 e 2209, pendici meridionali del M. Chiadenis, sostituendo un riparto del "Dronero". Il 20 settembre il comando di battaglione si porta a Pizforchia, dislocando le compagnie a difesa delle posizioni di Cima e forcella d'Ombladét, M. Volaia, M. Creta Bianca, passo Pizforchia, M. Navagiust, alla dipendenza del sottosettore alto Degano (26a divisione). Fino al termine dell'anno, il "Valle Stura" rimane a presidio delle prime linee, intento a lavori di fortificazione e svolgendo attività di pattuglie.
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Il battaglione trascorre l'inverno rigidissimo nelle posizioni del sottosettore alto Degano; numerose valanghe distruggono difese e baraccamenti, obbligando gli alpini a continui lavori di riattamento. Il 18 marzo il comandante si trasferisce in val Sesis, per assumere il comando delle truppe ivi dislocate. Il 23 i riparti in linea al M. Navagiust allargano l'occupazione, sostituendo il "Dronero". Il 2 aprile, le compagnie si riuniscono a Comeglians, il 7 si portano a Villa Santina, l'8, per ferrovia, a Cividale, il 9 a Kosec passando, il 13, a far parte del gruppo alpini B (IV corpo d'armata). Il 10 maggio, la 213a compagnia occupa le trincee di M. Nero ed il giorno seguente la 214a va in rinforzo al "Dronero", a colletta Kozliak. Il 15, quest'ultima compagnia è chiamata in linea a M. Rosso, per respingere, unitamente al "Val Tanaro", un attacco sferrato dal nemico, il comando, con la 215a, è in rincalzo alle frane di Kozliak. Il 1° giugno, con la nuova sistemazione delle truppe nel settore, il "Valle Stura" è dislocato a colletta e frane di Kozliak ed a M. Rosso e fino al 26 novembre alterna le sue compagnie nelle posizioni del settore di M. Nero. Gli alpini, oltre la sorveglianza delle linee, provvedono all'invio di pattuglie ed a lavori di fortificazione. Dopo un breve periodo di riposo in fondo valle, a Kosec, il 23 dicembre il battaglione ritorna a presidiare le trincee di "colletta Allisio", M. Rosso e "colletta Sonza", restandovi fino al termine dell'anno.
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Il 2° gruppo (già gruppo B), sostituito da truppe della 43a divisione, si trasferisce nella zona di Tarcento (nord di Udine). Il battaglione, il 3 febbraio, lascia le posizioni del settore di M. Nero e si riunisce a Kosec, il 6 raggiunge Attimis ed il 14 Qualso. Dopo un periodo di riordinamento e di istruzioni, il gruppo riceve ordine di portarsi sull'altopiano dei Sette Comuni (52a divisione); il "Valle Stura" il 21 marzo è trasportato in terrovia a Primolano, il 22 prosegue per Tombal, il 23, a disposizione del comando di corpo d'armata per lavori vari, nella regione di Malga Lora, di Pian delle Rocchette, di Malga Slapeur e di Roccolo Cattagno, ove rimane fino al 30 maggio, il giorno seguente si riunisce a Roccolo Spatz. Destinato, per l'imminente operazione contro il M. Ortigara, a far parte, col "Val Tanaro", della riserva del comando dei gruppi alpini 1° e 2°, il 7 giugno si porta alla selletta di Campoluzzo. Iniziatasi il giorno 10 l'azione, nella sera il battaglione occupa la linea di vigilanza di M. Campigoletti (saliente di Corno della Segala), di rincalzo ai riparti impegnati nel combattimento; il 13 si trasferisce a Busa Fonda di Moline ed il 15 a passo dell'Agnella, per costituire, unitamente la "Val Dora", una colonna d'attacco per la conquista del passo della Caldiera e di M. Castelnuovo. Il 18, riprese le operazioni, assume lo schieramento per l'attacco ed il 19, dopo la conveniente preparazione di fuoco, gli alpini dei due battaglioni si lanciano contro le linee nemiche, ma la forte reazione avversaria obbliga gli attaccanti, decimati da forti perdite, a ripiegare. Il battaglione si riunisce a ridosso di q. 2101 ed il 23 ritorna a Busa Fonda di Moline, per riorganizzarsi. Nella notte sul 25, gli Austriaci, dopo un violento bombardamento, pronunciano un forte attacco contro le qq. 2101, 2105 e contro la cresta dei Ponari. Il "Valle Stura" riceve ordine di portarsi a Crocetta, per unirsi al "Val Tanaro", ma, a movimento iniziato, un nuovo ordine lo dirige alle trincee dei Ponari, ove riesce a giungere solamente nel tardo pomeriggio, perchè il tiro delle artiglierie contrasta ogni movimento. Alle ore 20, deciso un contrattacco per ritogliere al nemico le posizioni di cresta, gli alpini del "Valle Stura", con slancio, rioccupano il terreno perduto ma, fatti segno a tiri incrociati di artiglieria ed a tiri d'infilata di mitragliatrici, dopo una tenace resistenza, sono obbligati a ripiegare. Il battaglione si porta nel tratto di linea di resistenza tra q. 1912 e la forcelletta di Campoluzzo e, nella notte sul 28, sostituisce il "Vestone" nelle trincee di Pozza dell'Ortigara e di Busa del Lepre. Il 9 luglio, rilevato dal "M. Baldo", si reca a Busa Fonda di Moline ed il 10 ad Osteria alla Barricata. Dopo un breve periodo di riorganizzazione, il 15, unitamente agli altri riparti del gruppo, che viene messo alla dipendenza della 9a divisione (X corpo d'armata), si trasferisce sulla riva destra del Brenta, accampando tra Tezze e Primolano; il 16 prosegue in ferrovia per Thiene e, per via ordinaria, raggiunge Campo Iolanda. Il 23, il 2° gruppo passa a far parte del II raggruppamento. Destinato in val Posina, il 5 agosto il "Valle Stura" si porta ad Arsiero ed il 6 occupa i trinceramenti antistanti alla prima linea di difesa da Bugni al "Fortino" ed i posti avanzati di Frighi, di Laghi, di Martini, di Valsondrà. Rimanendo in linea fino al 10 settembre, esplica la propria attività con l'invio di pattuglie. Il giorno seguente, sostituito dal "Monviso", per Arsiero raggiunge, nella stessa notte, la valle dell'Astico, e rileva riparti del "Val Leogra" nelle posizioni delle valli Valeda, Cumugara ed Orsa, passando a far parte del 7° gruppi (II raggruppamento). Il 15 ottobre i battaglioni alpini si riuniscono nella zona tra Carrè e Chiuppano, a disposizione del Comando Supremo; il "Valle Stura" è accantonato a Maglio. Il 23, il gruppo si trasferisce in ferrovia, a Cividale, per passare alla dipendenza del IV corpo d'armata. La mattina del 25, il battaglione si dirige, in autocarri verso Bergogna. Le colonne austro - tedesche, conquistate le nostre linee nella conca di Plezzo, avanzano. La marcia degli alpini procede lenta, a stento si riesce a transitare sulle vie ingombre di carriaggi dei riparti che ripiegano dalle prime linee. All'alba del 26, il battaglione, lasciati gli automezzi, s'incammina per raggiungere il gruppo a Montemaggiore. Un nuovo ordine lo invia a Nimis, sede del comando del corpo d'armata, dal quale riceve il compito di provvedere alla difesa di M. Cavallo, in collaborazione delle altre truppe del II raggruppamento, che opera a Montemaggiore. Il "Valle Stura", in autocarri, il mattino del 27, raggiunge Taipana, da dove inizia il movimento per portarsi in posizione. Gli arditi di avanguardia vengono subito fatti segno alle fucilate di nuclei nemici, che occupano la cresta del monte. Il battaglione, schieratosi, si slancia all'attacco; l'azione è in pieno sviluppo, quando vengono segnalate colonne che avanzano lateralmente, minacciando un accerchiamento. Un riparto avversario, scendendo nel fondo della valle del Cornappo, riesce a portarsi sul tergo degli alpini. La situazione diventa critica; deciso di sottrarsi alla stretta, il "Valle Stura" inizia il movimento dal centro, mentre le ali continuano a combattere. Il ripiegamento riesce oltremodo difficile e gravi sono le perdite subite. Il battaglione si riunisce in gran parte in una posizione poco battuta dal fuoco e si riorganizza per tentare di aprirsi la via per la ritirata, ma gli Austriaci continuano ad avanzare infliggendogli nuove perdite. Vana è la resistenza, gli alpini, privi di munizioni e stanchi dalla lunga lotta, vengono travolti. I pochi superstiti, riusciti a raggiungere le nostre linee, per Tarcento, si riuniscono, il 29 ottobre, a Trasaghis, agli avanzi del 7° gruppo, che ripiegano verso Forgaria. Continuando il movimento per Clauzetto e Meduno, si portano a Paludea ove, unitamente al "Val Leogra", oppongono una resistenza all'avanzata nemica. Rimasti isolati, in seguito alle vicende del combattimento, i resti del battaglione per val Cosa, risalendo M. Ciaurlec, giungono a Campone e Faidona. Le file si vanno sempre più assottigliando; per Claut, Longarone, Belluno e Lentiai, il "Valle Stura", a Feltre si riunisce nuovamente al gruppo, con il quale continua il ripiegamento e per Valstagna, Bassano, Montebello, Palesella, Corte, giunge il 24 novembre a Vigolo (Piacenza). Il 25, il battaglione viene sciolto ed il 30 i superstiti, trasferitisi a Lugagnano d'Arda, vanno a rinforzare il "Dronero".
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"Giovane ufficiale di rare virtù militari e del più puro patriottismo, animatore dei suoi dipendenti, che seppe predisporre ad ardite imprese, sempre primo ove vi era pericolo da affrontare ed ultimo a lasciare il campo di battaglia, condusse sempre brillantemente il proprio reparto sia in assalti cruenti sia in difese disperate. In diverse azioni ferito, ed alcune volte gravemente, non abbandonò mai il posto di combattimento; ma serene e calmo, attivo e pieno di slancio persistette sempre nella lotta, sia vi arridesse la vittoria, sia che la fortuna non corrispondesse al valore suo e del suo reparto. In un combattimento di retroguardia, dopo tre assalti, ferito e circondato dal nemico per aver protetto fino all'estremo possibile la ritirata del battaglione, prima di cadere prigioniero, fece presentare le armi dai pochi superstiti ai numerosi compagni d'arme, che nel suo esempio avevano trovato la forza di morire sul posto del dovere e del sacrificio. Infine in prigionia, conservando alto lo spirito e col pensiero rivolto alla Patria, anelante di affrontare per lei nuovi e menti, organizzò un ardito tentativo di fuga, durante il quale, sprofondatasi la galleria, per la quale doveva avvenire l'evasione e rimastovi quasi completamente sepolto, non volle essere soccorso per non dare l'allarme e compromettere così la progettata fuga dei compagni, e fra gravi sofferenze, sopportare con vero stoicismo, moriva eroicamente suggellando la sua vita, tutta spesa per la Patria, con atto fulgido di valore per cui il nemico, ammirandolo, ebbe ad onorarlo degnamente e la forte Brescia lo ha elevato a simbolo di sua gente. - Monte Rombon, 16 settembre 1916 - Ortigara, 19 giugno 1917 - Monte Cavallo, 27 ottobre 1917 - Askak sul Danubio, 15 giugno 1918".
(Boll. Uff., anno 1924, Disp. 26)
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