Il battaglione Val Chisone, costituitosi a Fenestrelle nel dicembre 1914, su tre compagnie: 228a, 229a, 230a, viene inviato nel marzo in alto Cadore ove, fino all'inizio delle ostilità, compie istruzioni e ricognizioni. Rilevato il 27 maggio, a Fernazza e Lagusello, da riparti dell'81° fanteria, si trasferisce in conca Staulanza unitamente al "Fenestrelle", col quale forma una colonna che dovrà occupare M. Porè. Seguendo l'itinerario Selva di Cadore val di Conca Lunga, raggiunge senza incontrarsi col nemico tale posizione e rimane in riserva nei pressi di "La Freina". Dopo alcuni spostamenti in regione Zoppei, a q. 2182, il 4 giugno il "Val Chisone" sostituisce truppe dell'81° fanteria tra q. 2169 e le rocce del M. Averu. Il 14, riceve ordine di procedere, di sorpresa, all'attacco del Sasso di Stria (versante nord - ovest). L'operazione ha inizio durante la notte sul 15. Il mattino successivo, la 229a compagnia, giunta in prossimità della colletta omonima, vien fatta segno a fucilate provenienti da una solida trincea protetta da reticolato. Gli alpini, dopo un vivo duello di fucileria e mitragliatrici, durato per più di mezz'ora, si lanciano per alcuni varchi, sui difensori, parte uccidendone e parte catturandone. Il 16, però, la situazione essendo insostenibile per la mancanza di appoggi laterali e per le difficoltà di provvedere ai rifornimenti in zona completamente scoperta, la posizione viene abbandonata. Dopo essersi spostato il giorno seguente a Prà da Pontin, il battaglione fornisce, il 23, il servizio d'avamposti sulla fronte Cinque Torri, M. Averau, costone M. Nuvolau, q. 2518 ed il 29 va ad accamparsi a Cinque Torri, costituendo, unitamente ad altre truppe, riserva di corpo d'armata. Al 7 di luglio, tre nostre colonne attaccano lo sbarramento dell'alto Cordevole, ed al "Val Chisone" è affidato il compito di raggiungere la Valparola, girando a sud ovest del Sasso di Stria. Durante le prime ore del mattino, il battaglione muove raggiungendo sotto violento fuoco d'artiglieria il costone di Valliate, ove resta in attesta dell'esito delle azioni delle altre colonne. Arrestate queste dalla ostinata resistenza avversaria, anche il battaglione sosta. Il giorno 9 avanza contrastato sulle pendici sud del Sasso di Stria, ma, battuto dal fuoco proveniente dalla colletta, è costretto ad arrestarsi. Tenta nuovamente il 10, dopo essere stato messo a disposizione della "Torino", di procedere contro la Valparola, ma con limitatissimi risultati. Raggiunta, il 16 luglio, la località Cinque Torri e destinato quale rinforzo alle truppe che operano intorno a Col dei Bois, riceve ordine d'impossessarsi del margine nord della forcella insieme ad una compagnia del 10° fanteria. Il 18, è sferrato l'attacco, che il giorno seguente ci rende padroni dell'obiettivo, benchè ancora tra le roccie ovest della Tofana siano annidati tiratori nemici. Trasferitosi il 22 all'Ospizio in Falzarego in riserva, lascia, il 29, la 230a di scorta all'artiglieria e si porta nel bosco di Serasin a nord delle Cinque Torri prendendo il posto dell'8a compagnia del 46° fanteria. Il 21 agosto concorre con un battaglione del 45° fanteria all'attacco di Cima Falzarego. Dopo essersi portato alla testata del canalone tra Cima Falzarego e Cima Bois sfila sotto ai trinceramenti nemici, si ammassa sulla destra di altri riparti e si lancia all'attacco impetuosamente, conquistando la posizione. Non essendogli più possibile sostenervisi, causa il micidiale fuoco d'artiglieria, deve ripiegare sul costone di partenza. Durante gli ultimi giorni dell'agosto, rimane fermo sulle linee di val Costeana, riordinandosi alla meglio ed attendendo al rafforzamento delle posizioni. Tra il 17 e il 19 settembre va ad accamparsi a q. 1808 presso il lago val di Dones, da dove poco dopo la 228a compagnia è inviata a presidiare "Cima Marietta" e la Tofana 1a, mentre la compagnia 229a e 230a, destinate a far parte delle truppe che agiscono contro il "Castelletto", raggiungono Vervei. Il 24 settembre la 230a opera insieme ai riparti del "Belluno", e, dopo essere rimasta in un primo tempo in riserva, avanza contro il "Castelletto" agendo dimostrativamente. Il 28, mentre la 230a attacca nuovamente quest'ultima posizione, la 229a punta su forcella Col dei Bois, ma sono entrambe più tardi costrette a ripiegare. Il 29, le due compagnie scendono a Vervei dove già si trova il comando di battaglione con la 228a che, durante lo stesso periodo, ha presidiato "Cima Marietta" e Tofana 1a. A metà ottobre, si rinnovano i nostri tentativi contro il "Castelletto"; il "Val Chisone" vi partecipa insieme col "Belluno", senza risultati causa la neve alta ed i reticolati pressochè intatti. Ciononostante la mattina del 18, con abile e violeta azione, la 228a s'impossessa della punta orientale del piccolo Lagazuoi, mentre cade in nostra mano anche la "Cengietta delle Grotte" (sud di q. 2668). La notte successiva è la volta della cengia a sud di q. 2779 a cui viene imposto il nome di "Cengia Martini". Nei giorni che seguono, i riparti del battaglione appoggiano col loro fuoco le azioni delle altre truppe contro Cima Falzarego, passo di Valparola e Sasso di Stria, sopportando ripetuti ed insistenti bombardamenti che le artiglierie avversarie effettuano contro le nostre linee avanzate. Due tentativi di attacco portato contro "Punta Berrino" e "Cengia Martini", vengono facilmente respinti. Frattanto il nemico, visto inutile ogni tentativo per occupare "Cengia Martini", decide di farla saltare con una grossa mina. I lavori vengono però notati dai nostri che corrono ai ripari e, quando durante la notte dell'ultimo giorno dell'anno, avviene l'esplosione, questa non causa altro che la cadura di grossi massi e valanghe.
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Nel gennaio, una seconda mina viene fatta brillare contro "Cengia Martini", ma i lavori di contromina e le opportune precauzioni ne rendono nulli gli effetti. Il nemico, però, non si scoraggia e dopo qualche mese, con paziente opera di perforatrice e di piccone, scava un'altra lunga galleria che giorno per giorno si approssima alla solita posizione. Nella notte sul 23 maggio due formidabili esplosioni scuotono l'aria proiettando in alto numerosi macigni e rottami; buona parte di un trincerone avanzato, il "Dente" la "Guglia" ed il "Gendarme" del Piccolo Lagazuoi, saltano travolgendo uomini cannoni e mitragliatrici. Un improvviso e violentissimo bombardamento con proiettili ad alto esplosivo ed a gas asfissiante si abbatte contemporaneamente sui nostri che con slancio ammirevole coronano la linea di resistenza frapponendo una barriera di fuoco all'assalto nemico, sferratosi anch'esso veloce ed impetuoso. Due ore dopo avvenuto lo scoppio delle mine, tutto ritorna nella quiete abituale. Trascorsa qualche settimana, il "Val Chisone", ricevuto il cambio, si trasferisce nei pressi di Udine a riposo. Il 5 agosto, unitamente ad altri battaglioni facenti parte del V raggruppamento alpini inizia la marcia di avvicinamento alle prime linee. Pervenuto il 7 al Mulino di Ruchin, il giorno successivo è sulle posizioni Cukli Vrh, Case Iavor, Doblar, dove non si verificano avvenimenti degni di nota, salvo la completa occupazione, compiuta nei giorni 11 e 12, del costone q. 400 del Cukli fino all'Isonzo. Il 18, mentre truppe del raggruppamento riescono a passare il fiume su di una passerella e ad occupare alcune alture site sull'altra riva, il battaglione rimane in riserva adibito al trasporto di materiali ed al rifornimento di viveri. Ciò dura fino a tutto il 26, allorchè, avendo il raggruppamento fatto ritorno nelle retrovie, il "Val Chisone" va nuovamente ad accamparsi al Molino di Ruchin. Nell'ottobre, all'inizio dell'offensiva austriaca, seguendo le sorti del gruppo del quale fa parte (5°), si porta prima a Caporetto e poscia, il 22, sulle pendici del Krasji in riserva del sottosettore omonimo, ove viene adibito al trasporto di artiglierie di medio calibro. Durante la notte sul 24 ha inizio un intensissimo bombardamento diretto prima sulle retrovie e poscia sulle linee avanzate, ma i riparti, che trovansi ben riparati dietro massi sporgenti nei pressi del "Trucchetto", subiscono solo limitatissime perdite. Nel pomeriggio, sotto violenta tormenta, il battaglione si sposta e va ad occupare il trincerone lungo le pendici del Krasji, mentre la 229a è sulla vetta a protezione delle artiglierie già seriamente minacciate. Il mattino del 25, peggiorata la situazione generale e, giunta notizie al comando della brigata Genova che il ponte di Caporetto è rotto e che i fianchi pericolano, esso decide di far ritirare le proprie truppe per Magozd, verso il ponte di Ternova. Parte del battaglione (229a), seguendo tale itinerario si porta nelle trincee di M. Stol, ove, dopo essersi battuta con tenacia ammirevole, è costretta a cedere; l'altra parte, accerchiata e senza speranza di salvezza, dopo strenua ed impari lotta contro la massa nemica travolgente, subisce analoga sorte sulle posizioni occupate. Il 22 novembre un ordine del Comando Supremo fa sciogliere il "Val Chisone", i cui pochi superstiti vengono incorporati nel "Borgo San Dalmazzo".
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