Il battaglione si costituisce a Recoaro il 1° dicembre 1915, completandosi il 31 marzo in val Posina; nell'aprile si trasferisce in val Terragnolo. La 108a ed elementi della 143a vanno ad occupare le trincee fronteggianti M. Maronia e la catena dei Dossi, il resto rimane in riserva nei baraccamenti di val Calcara. Importanti lavori alle linee, pattuglie, trasporti di materiali caratterizzano l'attività dei riparti. Il 15 maggio, all'inizio dell'offensiva austriaca sull'altopiano dei Sette Comuni, due plotoni della 93a compagnia vengono spostati a Piazza a sostegno del II/79° fanteria, altri due a q. 1001 e la 143a è destinata a rinforzare la linea di Valdugna. La pressione nemica, che fin dall'inizio si fa sentire violenta, costringe la 108a a ripiegare su M. Maggio, mentre il resto del battaglione si concentra a q. 1001. La resistenza dei riparti si svolge salda e tenace fino al 18; allorchè la situazione generale impone un nuovo arretramento, gli alpini si dirigono verso Col Santo e passo della Borcola. Nella notte sul 19, le compagnie 93a e 143a sono su Cima Bisorte a difesa della testata della val Culva ed al mattino del 20, mentre la prima di esse viene inviata su M. Spil, l'altra tenta di riconquistare Col Santo. Nel pomeriggio i resti dei due riparti vengono richiamati sul Rojte. All'alba del 20 il "M. Berico" ha ordine di retrocedere ancora per portarsi sul M. Pasubio ove altre truppe sono già pronte per trattenere l'urto nemico. La 108a, a sua volta, da M. Maronia, dopo aver contenuto l'avversario, ripiegando per M. Maggio e per passo della Borcola, raggiunge M. Alba ove, il 22, si ricongiunge ai resti del battaglione. Questo, dopo aver atteso a lavori di sistemazione lungo la linea di cresta da M. Alba a Colle di Xomo, al mattino del 28 scende a Recoaro per riorganizzarsi. Il 1° giugno si trasferisce a Campogrosso e nello stesso giorno prosegue per Monte di Mezzo (settore sinistro Vallarsa), allo scopo di costituire una seconda linea difensiva. Ivi il battaglione sosta fino al 9, trasferendosi poi nella regione di Cima di Mezzana, col compito di conquistare la detta cima ed in seguito di attaccare il Loner settentrionale. All'alba del 10 giugno a Focolle, sosta sulla rotabile Focolle - passo Buole, poscia destina la 143a in rincalzo a riparti di fanteria che guardano la fronte: pendici meridionali di Cima di Mezzana - Focolle e la 93a verso q. 1535, in collegamento con le truppe della 44a divisione. Nella notte sull'11 ha ordine di muovere verso il Loner. Mentre nuclei della 143a compagnia, mandati a rastrellare il terreno sotto la cima del Focolle, riescono con slancio a respingere l'avversario ed a catturare prigionieri, la 108a, chiamata, più tardi, ad agire verso il rio Romini, si lancia contro le difese nemiche e le sorpassa malgrado il tiro delle mitragliatrici. Il 14, rilevato dal "Vicenza", il battaglione va ad accampare a Campogrosso da dove invia la 93a a presidio della regione le Pruste - Sette Fontane; gli altri riparti sono destinati ai posti di vigilanza verso i passi Baffelan e Busescure (44a divisione). Il 22 giugno, il "M. Berico" lascia Campogrosso per portarsi nelle vicinanze di passo Buole. Il 25 ha inizio la nostra controffensiva in Vallarsa; al battaglione viene affidato il compito di scavalcare la cresta fra il passo Buole ed il Loner settentrionale, il scendere in Vallarsa verso Aste e tagliare così la ritirata al nemico. Nella notte sul 25 inizia il movimento e, raggiunto felicemente il fondo valle, si dispone per l'attacco del Mattassone. Il 27, una colonna composta da due plotoni esploratori del "M. Berico" e del "Val Leogra", dalla 143a compagnia e da due sezioni mitragliatrici, inizia il movimento in direzione del sistema difensivo del costone ovest del Mattassone, mentre una seconda, composta da altri elementi del "M. Berico", attacca dall'alto le stesse difese. Avuto ragione dei primi nuclei nemici, gli alpini puntano sull'obiettivo assegnato; i due plotoni esploratori, rincalzati poscia da elementi della 143a compagnia, con rapido slancio e dopo breve lotta conquistano le trincee catturandovi l'intero presidio. Dopo aver provveduto al rafforzamento delle posizioni raggiunte, il "M. Berico", al mattino del 30, riprende l'avanzata per impossessarsi di tutto il costone trincerato che da Zugna Torta scende sul caseggiato di Foppiano. Attraverso il difficilissimo terreno boschivo, gli alpini, sebbene battuti da grossi calibri, riescono a spingersi fin sotto l'obiettivo ove resistono al fuoco proveniente dallo Zugna, dallo Spil e dal Pozzacchio; lanciatisi all'assalto riescono a guadagnare terreno, ma, battuti da ogni parte, sono costretti, dopo vani tentativi, a sostare sulla linea raggiunta. Sospesa la nostra offensiva in Vallarsa, il battaglione si porta, il 2 luglio, in riserva al Mattassone; il 3 muove alla volta dell'Albergo Dolomiti per essere destinato sul Pasubio; in seguito a nuovo ordine e dopo vari spostamenti, nella notte sul 7, si porta sulla sinistra del Posina, in val Grande, per sostituire in avamposti il "M. Suello". Il 10 vengono ultimati i preparativi per la ripresa delle operazioni ed il 6° gruppo, al quale è stato commesso l'attacco alla Borcola, affida al "M. Berico" il compito di tendere, per q. 1425 (M. Majo), alla val Paileche. Il giorno 12, cessato il fuoco delle artiglierie, il battaglione, che intanto ha portato le sue compagnie in posizione adatta per l'azione, inizia il movimento ma è fortemente ostacolato dalla tenace resistenza avversaria. Dopo rinnovata azione della nostra artiglieria, nel pomeriggio del 13 procede nuovamente all'attacco della contrastata quota e dopo violento corpo a corpo, la 93a compagnia conquista q. 1425. Le perdite subite dal battaglione sono però tanto gravi da rendere necessaria la sua sostituzione con riparti di fanteria; passa perciò in riserva. I disperati contrattacchi austriaci chiamano nuovamente il "M. Berico" in linea a presidio della q. 1425. Il giorno 15 una nuova e più grave minaccia del nemico viene rintuzzata dopo sanguinosa lotta, che procura al battaglione nuove sensibili perdite; sostituito dai fanti dell'86° reggimento, scende in val Grande quale riserva. Il 21 luglio inizia la marcia alla volta di Rovegliana (Recoaro) ove attende alla sua riorganizzazione. Dal 9 al 17 agosto il "M. Berico" resta accampato all'Albergo Dolomiti, scende quindi a Poleo, finchè l'8 settembre è sul Pasubio per concorrere con la 44a divisione alla conquista della linea Rojte - Buse di Bisorte - Sogli Bianchi. Il battaglione, aggiunto alla brigata Liguria, deve agire a cavallo di q. 2200 con obiettivi la q. 2200 austriaca, la selletta retrostante e la casermetta. L'azione, febbrilmente preparata, ha inizio il 10, ma, a causa della fitta nebbia e della tenace resistenza nemica, gli alpini sono costretti ad arrestarsi in prossimità delle difese avversarie. Sospesa l'azione, il "M. Berico", sostituito dal "Cervino", viene ritirato dietro al Soglio Rosso, il 14 scende a Malga dei Busi per fruire di un adeguato riposo. Mentre i riparti attendono alla loro riorganizzazione, si addiviene, intanto, alla preparazione del terreno e dei mezzi per l'ulteriore avanzata che mira la possesso del "Dente" e della q. 2200 austriaca. Cessate le cattive condizioni metereologiche, l'azione viene ripresa il giorno 9 ottobre ed al battaglione è commess il compito di espugnare la formidabile posizione del "Dente". Dopo un violento bombardamento, gli alpini si lanciano a varie ondate all'attacco; sostenendo un sanguinoso combattimento, riescono per ben tre volte a porre piede sulla contrastata posizione, ma, per altrettante volte, essa dev'essere sgombrata per il furioso concentramento di fuoco delle artiglierie avversarie. Fino al giorno successivo, il battaglione tiene con le poche forze rimastegli il terreno occupato, finchè, ridotto di numero, passa in riserva al Soglio Rosso; torna quindi il 13 ai precedenti baraccamenti di Malga dei Busi ed il 17 si sposta a Malga Val di Fieno da dove, il 18, prosegue per i roccioni di Lora a disposizione della brigata Liguria, che lo destina a rinforzo dell'ala sinistra del Rojte. Sospese su tale fronte le operazioni, per le avverse condizioni atmosferiche, il "M. Berico" scende a Camposilvano per riposare. Ivi sosta fino al 9 novembre, nel qual giorno si sposta a S. Quirico (val d'Agno); verso la fine del mese torna a presidio delle vecchie posizioni del "Dente italiano" del Pasubio (Palom - Soglio dell'Incudine). Il 24 dicembre, sostituito dal "M. Cervino", si porta a S. Vito di Leguzzano.
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Il 20 gennaio, il battaglione, destinato in val Posina, inizia il trasferimento e nella notte successiva rileva il I/217° fanteria ai Sogli Bianchi. Dopo aver atteso ad importanti lavori di difesa, sostituito in linea dal I/218°, scende a riposo a Brogliano, da dove il 13 aprile disloca le sue compagnie tra Monte di Mezzo, Camposilvano ed a passo dell'Ometto alla dipendenza del V corpo d'armata per lavori. Il 13 giugno i vari elementi del battaglione si raccolgono alla testata della Valcalda (Recoaro) ove attendono alla loro riorganizzazione. Il 10 luglio il "M. Berico" è destinato a Malga Val di Fieno; il 30 è in marcia per portarsi sul Menerle (Pasubio) nuovamente adibito al rafforzamento della linea. Nell'imminenza della nostra offensiva sull'altopiano della Bainsizza, si concentra, il 23 agosto, con gli altri riparti del 10° gruppo, di cui fa parte, a Schio; il 24 muove alla volta di Cividale e, ricevuto ordine di trasferirsi al vallone di Ovsje, per Kambresko, Podcelo, val Doblar, ponte di Auzza, giunge il 28 nelle doline di q. 600, sul rovescio delle quote 763, 774 e 778. Chiamato subito in azione, muove il giorno successivo, unitamente al "Val d'Adige", all'attacco della linea q. 774 - selletta fra detta quota e q. 763 - falde meridionali di q. 763. Le prime ondate, succedentisi a breve distanza, riescono con gravi perdite a progredire alquanto, ma vengono inchiodate al terreno da fuoco di artiglieria, di fucileria e di mitragliatrici postate sulle qq. 763 e 778. Più tardi e contemporaneamente all'azione svolta dalla brigata Roma, gli alpini rinnovano gli sforzi, il "Val d'Adige" riesce a portarsi a circa 80 metri dalla sommità della q. 774, mentre i fanti della "Roma" giungono su q. 778. Dopo poco, però, questi debbono abbandonare la quota conquistata dalla quale il "M. Berico" è sottoposto a nuove offese. Il 30 agosto, per obbligare l'avversario allo sgombro delle posizioni sull'altopiano di Lom, nuovi ordini vengono emanati per la prosecuzione della nostra offensiva. Il battaglione, che in tal giorno deve impadronirsi di q. 763 e poscia del costone di Vetrnik, punta, unitamente alla 45a compagnia ed al riparto d'assalto del "Morbegno", verso l'obiettivo. Guadagnando terreno, gli alpini avanzano verso la quota ma, duramente colpiti dal fuoco delle mitragliatrici, sono costretti a fermarsi dopo aver subito perdite gravissime. Ripetono con estremo vigore l'assalto, ma ogni sacrificio è vano. Dopo nuova azione delle nostre batterie da montagna, il "M. Berico" torna all'attacco riuscendo a raggiungere la selletta fra q. 763 e q. 774 dove però è costretto a sostare. Il giorno successivo, 31 agosto, il gruppo e la brigata Puglie sono destinati all'occupazione del villaggio di Hoje e della q. 763; vi concorrono la 108a compagnia del "M. Berico" rinforzata dalla 45a del "Morbegno". Dopo preparazione d'artiglieria, i riparti partono dalle loro posizioni riuscendo a guadagnare circa 200 metri di terreno, ma, battuti sul fronte e sui fianchi, debbono ripiegare. Il 1° settembre, il battaglione presidia la q. 774 sistemandola a difesa, finchè il 18, rilevato dal II/79° fanteria, passa in riserva nel vallone di Ovsje ove attende, col sopraggiungere di nuovi complementi, alla sua istruzione. La mattina del 22 ottobre, nell'imminenza dell'offensiva austro - tedesca, un ordine improvviso sposta il "M. Berico" sulle difese del Cukli Vrh. Postosi in marcia, attraverso il ponte di Ajba, Ronzina e Doblar, nella notte sul 23, giunge in linea tra la sella del Hrad Vrh e le posizioni del Cukli Vrh (108a e 133a); la 93a resta in riserva. Iniziatosi, alle prime ore del 24, il fuoco delle artiglierie nemiche, tutto il battaglione, compresa la 93a compagnia, è in linea, collegato a destra con la 65a divisione ed a sinistra con il "Morbegno". Al mattino le batterie allungano il tiro ed il nemico, che favorito dalla nebbia ha potuto ammassarsi al coperto, alle 8,30 lancia le sue fanterie all'attacco; queste, avanzando sulla sinistra, riescono ad infiltrarsi fra il "Morbegno" ed il "M. Berico", costituendo così una grave minaccia per quest'ultimo che nel contempo viene attaccato anche frontalmente. L'avversario, dapprima respinto, rinnova i suoi sforzi, riuscendo a sopraffare i difensori al centro e verso sinistra. Rotta così la fronte del battaglione, i superstiti ripiegano stabilendo una linea di difesa dal Cukli Vrh alla vetta del Hrad Vrh. Lo schieramento, oltre ad essere difficile per la scarsa disponibilità di forze, è gravemente ostacolato dal tiro violento delle artiglierie e dal fuoco delle mitragliatrici provenienti dallo Zible Vrh anch'esso in mano al nemico. I difensori, dopo aver validamente resistito, attaccati frontalmente e minacciati di accerchiamento, retrocedono per la val Doblar portandosi a Kambresko. Suddivisi poi in due nuclei, continuano la ritirata; il primo per M. Kali, M. Korada, Dolegna e Corno di Rosazzo raggiunge il Tagliamento a Codroipo, dove, attaccato da riparti nemici resiste accanitamente, ma sopraffatto viene in gran parte catturato; il secondo nucleo, invece, composto in gran parte di elementi dei vari battaglioni del gruppo, riesce a portarsi a Sanguarzo presso Cividale. Il 26 si pone a sbarramento della strada di val Natisone, il 27 si porta oltre il Torre giungendo ad Ipplis nella notte sul 28. A contatto con le pattuglie avversarie, può continuare la marcia e per Butrio, Pradamano raggiunge Codroipo, schierandosi sulla destra del fiume, all'altezza di Valvassone (XXVII corpo d'armata). Ivi, nuovamente attaccato, si difende bravamente ma con gravi perdite. Il 5 novembre riprende la marcia diretto a Sacile, il 7 passa il Piave al ponte della Priula e con successivi spostamenti attraverso Istrana, Piombino Dese, Camposampiero, Curtarolo, Montagalda va ad accantonarsi, il 10, a Cervarese S. Croce. I superstiti del "M. Berico", destinati con gli altri elementi del 10° gruppo alla dipendenza della 1a armata, muovono il 17 novembre alla volta di Valstagna ove completano la sistemazione difensiva sulla destra del Brenta (Pralungo). Ivi, col sopraggiungere dei complementi, il battaglione si riorganizza. Il 22 lascia tale località, assegnato alla 29a divisione, ha ordine di portarsi sulle linee arretrate del M. Tondarecar, da vari giorni fatte segno a continui attacchi; il 26 si trasferisce a Lazzaretti a disposizione del 9° gruppo alpini che lo destina sulle pendici del M. Badenecche, a rincalzo del "Vicenza". Il 4 dicembre truppe d'assalto avversarie, dopo violento fuoco d'artiglieria, attaccano decisamente la linea M. Fior - M. Castelgomberto - M. Tondarecar - M. Badenecche tenuta dalla 29a e 52a divisione; irrompono poscia fra M. Tondarecar e M. Badenecche riuscendo a penetrare nelle nostre difese. Il "M. Berico", portatosi ad immediato rincalzo dei bersaglieri della I brigata, contrattacca energicamente verso la sella fra il Tondarecar ed il Badenecche impegnandosi in una lotta aspra e sanguinosa. Decimato dal preciso fuoco delle mitragliatrici, non s'arresta, finchè, col sopraggiungere di rincalzi, può affermarsi sotto il crinale del Badenecche, riuscendo così ad arrestare l'avanzata nemica. Giunti gli Austriaci, attraverso la falla aperta, a tergo delle nostre difese delle Melette, circondati e catturati i difensori, la situazione del battaglione sulla posizione raggiunta si fa critica. Al mattino successivo l'attacco avversario riprende più violento verso Sasso Rosso, il "M. Berico" resiste ancora, ma poi ripiega in val Frenzela. L'11 dicembre è a Costa Solana e nella notte sul 23 a C. Mattietti, in fondo a val Vallicella, da dove destina la 108a compagnia in linea tra q. 764 e q. 607, la 143a a Col Piangrande quale riserva.
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Il 27 gennaio, il battaglione, dopo aver atteso alla propria riorganizzazione, lascia C. Mattietti e inquadrato nel 6° gruppo, partecipa ad un'azione offensiva verso Croce di S. Francesco dove il terreno, aspro e rotto, favorisce la difesa del nemico. La 143a compagnia, portatasi nella notte, per mezzo di corde e di scale, sulla corona di rocce antistanti la cima, fuga i posti avversari e si spinge oltre impadronendosi delle trincee che cingono la chiesetta. Contrattaccata, all'alba, non più collegata con le colonne laterali, operando su terreno sconosciuto, quasi accerchiata, sopo strenua difesa deve ripiegare. La 108a, inviata a rincalzo, la sostiene nel movimento e la sostituisce nell'occupazione dei posti avanzati, presidiandoli definitivamente. Nella giornata del 10 febbraio, dopo violento bombardamento che demolisce ogni difesa, il nemico con poderoso attacco riesce, malgrado la valida resistenza dei nostri, ad occupare M. Cornone. Ordinato il contrattacco, nuclei del "M. Berico", suddivisi in piccole colonne, si spingono decisamente verso i posti avanzati della val Vecchia, riuscendo ad ottenere sensibili vantaggi. Il 23 febbraio, sostituito da riparti bersaglieri, il battaglione lascia la prima linea, scende a Sarze quindi si trasferisce a Campese per fruire di un periodo di riposo. Il 27 marzo si trasferisce a Polegge (Vicenza) ove intraprende una serie di esercitazioni tattiche. Iniziatasi la battaglia del Piave, si porta nella zona di Marostica, a Fontanelle; il 17 giugno si sposta in quella a nord est di Bassano, per guarnire la linea del Mussolente. Il 5 luglio lascia definitivamente l'anzidetta località perchè destinato sul Col d'Echele; vi rimane dal 7 al 28 luglio e, dopo avere eseguito opportuni lavori, scende a S. Caterina di Lusiana da dove, il 9 ottobre, si sposta a Pojanella (Sandrigo). Nell'imminenza dell'ultima vittoriosa battaglia, da Rosà, ov'erasi trasferito fin dal 17, il battaglione si ammassa, il 24, nella zona fra Riese e S. Vito, pronto ad entrare in azione per impossessarsi delle alture di Valdobbiadene. Il 30 ottobre, per Altivole e Maser, s'avvicina al Piave; nella notte sul 31 passa il fiume, al ponte di Vidor, ed al mattino prosegue per M. Barbaria. L'indomani raggiunge M. Cesen - Col Moschér - M. Artent, il 2 è a Ronchena ove sosta per effetto del concluso armistizio.
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