Il battaglione Vicenza, dislocato in val d'Agno ed in val Leogra (9a divisione - V corpo d'armata), all'inizio delle ostilità occupa, con due plotoni della 108a compagnia, il M. Pasubio. Nella giornata del 25 maggio, la 61a dal passo della Lora e dal M. Plische spinge ricognizioni su Cima Carega e Cima Posta, mentre le altre compagnie si concentrano a Torrebelvicino. Il nemico ripiega opponendo debole resistenza; le nostre forze si spingono sulla dorsale del Coni Zugna, la cui cima viene occupata il 29 da cento uomini scelti dalla 60a; il giorno dopo, il resto della compagnia, dopo brillante combattimento durato circa un'ora, s'impossessa di tutta la posizione omonima. Dopo vivaci azioni, nei giorni 30 e 31 a M. Maggio, il 3 giugno la 93a, scesa in Vallarsa, alla dipendenza della brigata Roma, risale il 4 la valle di Foxi e, vincendo deboli resistenze di pattuglie, occupa M. Corno. Due giorni dopo il comando di battaglione e le compagnie 59a e 61a si trasferiscono in val Posina, a Laghi, prendendo posizione, il 17, sulla linea Cima Maggio - q. 1830, ove, durante la notte sul 9, la 59a respinge, contrattaccandoli più volte alla baionetta, forti gruppi di assalitori. Il 22 dello stesso mese la 60a, che col "Verona" aveva concorso all'occupazione ed alla difesa dell'opera nemica del Zugna Torta, si riunisce al battaglione a Cima Maggio ove giunge pure la 93a dal Pasubio. Il 18 agosto il battaglione partecipa all'azione per la conquista di q. 1823 (Alpi di Milegna) ma le truppe, che procedono su tre colonne, giunte presso i reticolati e fatte segno a violenta reazione di fuoco, sono costrette a ripiegare. Quattro giorni dopo, la 93a si porta al passo della Borcola passando alla dipendenza del "Val Leogra" ed il 23 il battaglione si sposta a Malga Campoluzzo, quindi si disloca in prima linea nella zona Cima di Campoluzzo - Costa d'Agra. Ai primi di ottobre, dal 6 al 9, riparti del battaglione attaccano le opere nemiche di Malga Pioverna alta ed i trinceramenti del Durer (Bocca di V. Orsara) ed il 13, passato il "Vicenza" alla dipedenza della 35a divisione, si trasferiscono tutti a Tonezza per trascorrervi un periodo di riposo. Ai primi di novembre, il battaglione si porta sulla linea: testata di valle Longa - Soglio d'Aspio - Baiti della Costa - q. 806, fra la val Vena e la Rua, in regione altopiano di Tonezza (destra val d'Astico). Ivi permane fino al termine dell'anno, sempre a contatto col nemico e sotto il fuoco dei forti austriaci di Lavarone, di Folgaria e di Luserna. La 108a compagnia, che il 29 maggio si era spostata sul Pasubio e la 93a, che vi aveva fatto ritorno, rimangono alla dipendenza del "Val Leogra".
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Il 15 marzo le compagnie 93a e 108a passano a costituire, con la 144a, il "M. Berico", le altre truppe del battaglione continuano sino al maggio a pertezionare la sistemazione difensiva dell'orlo dell'altopiano, mentre ardite pattuglie si spingono in ricognizione verso le linee nemiche. Il 15 maggio, dopo violento bombardamento con proiettili di ogni calibro, che demoliscono in breve i camminamenti e le difese accessorie, l'avversario attacca in forze il tratto di fronte compreso tra val Terragnolo ed alto Astico (35a divisione - V corpo d'armata), determinando, con la sua potente pressione, un primo ripiegamento dei nostri. La 61a compagnia, dopo aver opposto fiera resistenza e dopo aver sofferto gravi perdite, è annientata e così pure i reggimenti della "Cagliari" (alla cui dipendenza opera il battaglione) sono costretti a cedere terreno. La 59a, nelle prime ore del pomeriggio, viene impiegata in direzione di Malga II posto per arrestare il nemico che avanza su Baita dei Marchi ed, a sera, unitamente alla 60a, occupa la linea Soglio d'Aspio - Malga Coston ove ripetuti attacchi, sostenuti da intenso fuoco d'artiglieria, vengono respinti. All'alba del 16, il bombardamento aumenta in violenza ed il battaglione, insieme a riparti della "Cagliari", ripiega ordinatamente combattendo su Baita Casalena - Coston d'Arsiero (q. 1658) ove durante la giornata del 17 si svolgono sanguinose mischie. Travolta la difesa di Casalena, il giorno seguente prima dell'alba, il "Vicenza", in unione a truppe del 153° fanteria giunte in rincalzo, sferra un furioso contrattacco, che vale momentaneamente ad arginare l'avanzata degli assalitori. Più tardi però, per non rimanere isolati, gli alpini arretrano con altre truppe, alla dipendenza della brigata Novara, sulla linea M. Campomolon - M. Milegnone - passo della Vena. Nella notte sul 20 ripiegano ancora su M. Cimone, il 21 si trasferiscono a Cogollo, il 23 a Fara Vicentina, il 26 a Thiene ed infine in val d'Agno (Recoaro). Sullo scorcio del mese i ridottissimi riparti (il "Vicenza" non è più che 6 ufficiali e 160 uomini di truppa), vengono distaccati per lavori sulle posizioni di Cima Posta - Cima Levante - Alpe Campo Brum. Il 14 giugno, dopo aver ricevuto numerosi complementi e la compagnia di marcia (Cesare Battisti), il battaglione entra in linea in Vallarsa fra Cima di Mezzana e Loner (44a divisione - V corpo d'armata). Il 22 giugno, anche alla nostra ala sinistra in Vallarsa e sul Pasubio si manifesta l'azione controffensiva iniziata il 16 giugno all'ala destra sugli altopiani. Il "Vicenza", alla dipendenza della brigata Puglie, occupa il 25 il Loner settentrionale abbandonato dal nemico, e, passato il 27 sulla destra del Leno con la brigata Ancona, il 28 attacca su tre colonne. La 60a, avanzando dalla valle del Grobe, ha per obiettivo q. 1400; la 59a, procedendo sul costone del monte stesso, deve impadronirsi della selletta fra q. 1400 e q. 1407; la 61a, per la val Trappola, ha ordine di puntare sulla q. 1407. Dopo aspro combattimento, la q. 1400 è conquistata dalla 60a, ma le altre duue compagnie, giunte presso le trincee nemiche ove il terreno è impervio e scoperto, sono costrette a sostare sotto il fuoco delle mitragliatrici. Durante le prime ore del giorno seguente, però, con rinnovata lena, gli alpini del "Vicenza" si lanciano travolgendo ogni resistenza ed impossessandosi fulmineamente dell'intera posizione del Trappola. I difensori ripiegano per il solco di Valmorbia, ove vengono catturati da riparti della brigata Ancona ivi inviati in precedenza. Avendo, poscia, il battaglione ricevuto ordine di proseguire alla conquista di M. Corno, nostri forti nuclei risalgono le sole due vie d'accesso possibili e, nonostante le gravi difficoltà del terreno, s'impadroniscono delle forcelle alla testata dei canaloni (est ed ovest del monte). Il 30 l'attacco è proseguito allo scopo di giungere alla sommità, ma l'avversario, colpendo dalla cima più elevata i nostri con lancio di bombe a mano e con rotolamento di grossi sassi, rende vano ogni sforzo. Ripetuti tentativi, eseguiti nelle prime notti di luglio, non riescono a renderci padroni della selletta ch'è prossima alla cima; solo il plotone esploratori, con slancio ardimentoso e sotto il fuoco nutrito di fucileria, si agrappa alle punte rocciose più prossime alle posizioni del nemico. Il 9 luglio, con l'ausilio di nuove truppe giunte nella zona, l'azione viene rinnovata. Vi partecipano quattro battaglioni (due della brigata Puglie, una del 69° ed il "Vicenza") due batterie ed un riparto mitragliatrici; obiettivo M. Corno, affidato al battaglione, e successivamente il tratto di fronte fra q. 1801 e 1756 contro il quale dovranno marciare in un secondo tempo le rimanenti truppe. Dovendo l'attacco svolgersi di sorpresa e senza preparazione di fuoco, la sera del 9 il "Vicenza" muove in silenzio. La 61a sfila per uno fra le rocce e si lancia veloce ed improvvisa sulla selletta, impadronendosi di un posto telefonico austriaco ed isolando i difensori di M. Corno dalle altre posizioni. Un plotone è inviato sulle sommità del monte ove vengon fatti alcuni prigionieri, mentre le compagnie del battaglione giungono alla selletta, dislocandosi la 61a a destra, la 59a a sinistra, e la 60a in rincalzo. Il nemico, accortosi intanto del movimento, illumina di continuo il terreno antistante ed inizia un vivacissimo fuoco di artiglieria e di mitragliatrici contro la selletta e relativi accessi. Tutto sembra voler arridere ai nostri, tanto più che anche la compagnia di testa (Cesare Battisti) della colonna di sinistra sta arrivando sulla posizione. Improvvisamente però a tergo di essa il collegamento è perduto ed i nostri rimangono isolati sulle nude rocce mentre si avvicina l'alba. Non giungendo la colonna di destra, la situazione diventa critica tanto da indurre, dopo una lunga ed esasperante attesa, il comandante del "Vicenza" a far ritirare i riparti avanzati verso la selletta. Il movimento viene eseguito sotto l'imperversare dei proiettili nemici e completamente allo scoperto. Gli alpini, giunti sulla nuova linea, si sistemano a difesa iniziando alacremente la costruzione di alcune trincee. L'avversario approfitta della nostra crisi; il tiro delle artiglierie che dal M. Spil, dal Col Santo, dal M. Testo, dal Rojte e dal Pasubio rovesciano sul breve tratto di terreno proiettili di ogni calibro, aumenta d'intesità. Poco dopo, dal bosco che copre la testata di Valmorbia, sbucano numerosi gruppi che si gettano risolutamente sulla via che unisce M. Corno a M. Trappola; altre truppe avanzano intanto con mitragliatrici per l'alto dalla q. 1801 verso la selletta. Il forte contrattacco nemico, che procede al grido di "Battisti! Battisti!", progredisce sulla sinistra delle posizioni; ormai si è giunti al combattimento alla baionetta, il velo dei tiratori è rotto. Alcuni prigionieri vengono catturati dal nemico e le vie di comunicazione cadono in sua mano. La compagnia Battisti, contro cui avevano cozzato i primi riparti, ha fatto miracoli di eroismo, ogni uomo ha moltiplicato le sue forze per difendere l'irredento trentino; nulla però può arginare la pesante massa che travolge ogni difesa. I resti del battaglione cercano di aprirsi un varco per sfuggire all'accerchiamento, ma inutilmente, poichè, anche sulla destra, le rocce sono occupate da tiratori mentre a tergo un salto a picco di circa trecento metri separa i nostri dal pianoro sottostante. L'avversario sferra un ultimo poderoso assalto, s'impiega di nuovo la baionetta, ma i pochi superstiti sono costretti a cedere. Sulla sinistra, insieme ad un manipolo si valorosi, cade in mano al nemico il Battisti, mentre il Filzi, già da qualche tempo ha subito identica sorte. I pochi, cui è stato possibile sfuggire all'accerchiamento si riuniscono al Trappola ed in seguito ad ordine del comando dell' "Ancona", scendono ad Anghebeni. Trasferitisi i superstiti presso Recoaro ed il 15 a Staro, con i complementi il 5 agosto si ricostituisce il battaglione, che, nuovamente in efficienza, si porta a Riva, il 9 a Malga Val di Fieno ed il 10 al costone di Lora. Dal 13 al 19 presidia le trincee di Lora, dal 20 al 3 settembre accampa a Pian delle Fugazze, quindi risale nuovamente a Malga Val di Fieno. Altri cimenti, però, l'attendono e nella notte sul 10 settembre è ancora in posizione fra il costone di Lora ed il Pasubio sulla sinistra dell' "Aosta". Dopo un vivo bombardamento il plotone esploratori, con sbalzo velocissimo, si avvicina alle posizioni nemiche. La prima ondata, costituita da tre plotoni della 60a in collegamento con la prima compagnia dell' "Aosta", avanza seguono poscia i rimanenti riparti. Il quarto plotone della 60a marcia invece sul fianco sinistro del battaglione. L'impeto dei nostri è però subito arrestato dalle difese accessorie ancora intatte, mentre le mitragliatrici avversarie aprono un fuoco esatto e micidiale sulla prima ondata. Giunti i rincalzi, qualche gruppo riesce a penetrare nelle trincee, ma tale ardimento è stroncato da contrattacchi provenienti da camminamenti retrostanti. L'azione non ha seguito e le truppe ripiegano alla meglio al riparo. Forti sono state le perdite della giornata, in tutto 11 ufficiali e 225 uomini di truppa. Sceso in un primo tempo a Cogolo Alto e poscia a Malga Val di Fieno, il battaglione è il 14 a M. Castelliero ed il 20 a Rova ove affluiscono i complementi. Cessato di far parte del 6° gruppo alpini e passato il 5 ottobre alla dipendenza della 29a divisione, il "Vicenza" si trasferisce il giorno 7 a Pra Campofilone ove viene adibito ai lavori stradali. Il 3 novembre passa a far parte del gruppo alpini misto (raggruppamento alpino del XX corpo d'armata) e si porta a Malga Moline, dovendo partecipare all'azione contro l'Ortigara ch'è poi rimandata a causa delle abbondanti nevicate. Durante i primi giorni della seconda quindicina dello stesso mese, si sposta a Malga Fossetta e, sceso a Primolano, raggiunge il 15 dicembre, per ferrovia, Recoaro (10° gruppo alpini di nuova formazione) e successivamente Priabona (Monte di Malo - Schio).
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Il 7 gennaio, il "Vicenza", passato alla dipendenza della 27a divisione, si trasferisce in val Posina (Mogentale) per ivi venire impiegato in lavori di rafforzamento; compie nei giorni 22 e 24 due piccole azioni contro la q. 929 di M. Majo ma non può ottenere risultati soddisfacenti a causa della neve molle e dell'attenta sorveglianza nemica. Il 26 febbraio la 59a entra in linea ai Sogli di Campiglia ove permane fino al 28 marzo riunendosi quindi al battaglione, che sin dal 27 febbraio si era portato a Piabona e quindi a Merendaore in val d'Agno (13 marzo). Alcuni riparti vengono distaccati per lavori a Campogrosso ed ai roccioni di Lora ove la 59a compagnia, il 20 maggio, con decisa manovra rioccupa il "Panettone medio" (Pasubio) strappato al 65° fanteria con un improvviso irruzione preceduta da violento fuoco di artiglieria. Ill 12 giugno il "Vicenza" si concentra in località Merendaore - Frizzi, il 4 luglio a Staro, il 9 a Malga Val di Fieno ed il 24 a Malga dei Busi sempre adibito a lavori. Il 24 agosto, con tutto il 10° gruppo, si trasferisce a Schio ed in treno a Cividale per partecipare alla vittoriosa battaglia in corso sull'altopiano della Bainsizza (XX corpo d'armata - 2a armata). Nella notte sul 26, raggiunto Kambresko in autocarri passa il 27 l'Isonzo, presso Ronzina, ammassandosi poscia nel vallone di Ovsje; il giorno stesso, fatto segno ai colpi delle artiglierie avversarie, si avvicina alla linea di fuoco (Bizjak), il 28 si sposta sulle pendici di q. 774 a rincalzo del "Val Adige", che il 29 attacca detta quota e nella giornata del 30 impegna la 60a compagnia tra le quote 774 e 778. Sino al 14 settembre attende al rafforzamento delle posizioni, quindi fa ritorno a Ovsje, distaccando i riparti sul Veliki Vrh per lavori difensivi. Il 22 ottobre, in previsione dell'offensiva austro - tedesca, si trasferisce in val Doblar, sul rovescio del Hrad Vrh, quale riserva del 10° grupo. Al violento bombardamento, che perdura incessante dalle due alle nove del 24, seguono impetuosi attacchi nemici. La 60a, che aveva preso posizione sulla selletta del Hrad Vrh, è coinvolta nel combattimento e, dopo strenua lotta, è completamente accerchiata dall'avversario che dal rovescio aveva già occupato lo Zible Vrh; le altre compagnie, con i resti dei battaglioni di prima linea, vengono impiegate dal comando di gruppo per sbarrare la val Doblar ed infatti, nel pomeriggio e nella notte sul 25, sul costone Hrad Vrh - val Doblar - Cicer Vrh sono respinti attacchi di forti riparti che tentano raggiungere l'Isonzo. Il "Vicenza", con i resti degli altri riparti del 10° gruppo, dopo aver provveduto a mettere in salvo alcuni pezzi di artiglieria pesante postati a Doblar, all'alba del 25 inizia il ripiegamento per ordine del comando del XXVII corpo d'armata. Per Kambresko e M. Kali si trasferisce sul Korada, poi nei pressi di Miscek a sbarramento della valle Judrio, ripiega quindi su S. Giovanni di Manzano (28 ottobre). Raggiunto il 29 Talmassons, nel pomeriggio del 30 è a Codroipo ove i riparti, pressochè esausti dalle lunghe marce, annidati nell'interno delle case e dietro improvvise barricate, resistono sino all'alba del giorno seguente; solo un'esigua parte col comando del battaglione riesce a disimpegnarsi ed a passare il Tagliamento più a sud sul ponte di Madrisio. Pervenuto a Sacile con circa duecento uomini, il "Vicenza" prosegue il ripiegamento; il 7 novembre passa il Piave al ponte della Priula ed il 16 raggiunge Bassano. Dopo aver presidiato lo sbarramento di Valstagna, il 27 si trasferisce sugli altopiani, entrando in linea sulle pendici del M. Badenecche - rotabile di Lazzaretti (52a divisione - 9° gruppo alpini). Il 4 dicembre, truppe d'assalto avversarie, dopo violentissimo fuoco di distruzione, attaccano a nord - est di Asiago la linea M. Fior - M. Castelgomberto - M. Tondarecar - M. Badenecche tenuta dalle divisioni 29a e 52a; irrompono poscia fra M. Tondarecar e M. Badenecche avvolgendo a destra le nostre difese. La 59a compagnia, dopo aspro combattimento, è costretta a cedere; la 60a, col "Bassano", contrattacca catturando numerosi prigionieri e mitragliatrici, ma, premuta da forze sempre maggiori, non può riconquistare le perdute posizioni; anche la 61a, dopo disperata lotta, è obbligata a ripiegare, ed a sera la nostra linea si sostiene sulle pendici del M. Badenecche - Case Gozar - Lazzaretti, mentre il battaglione passa alla dipendenza della 29a divisione. Il mattino del 5 la battaglia si riaccende accanita e, sotto l'irresistibile spinta, le nostre truppe debbono retrocedere ancora combattendo per la val Vecchia; il "Vicenza", nuovamente alla dipendenza del I raggruppamento, è tolto a sera dalla linea di fuoco e fatto ripiegare in fondo val Brenta, ad Oliero (sbarramento "il Merlo"). L'11 è a Campese ed il 20 a Solagna (sbarramento di Mugnano), ove attende a lavori di rafforzamento sino alla fine dell'anno.
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Il battaglione, alla dipendenza del 10° gruppo (52a divisione), il 2 febbraio entra in linea sul Cornone con due compagnie (60a e 61a) e con la 59a in rincalzo. Nella giornata del 10, dopo bombardamento tambureggiante che demolisce ogni difesa, il nemico sferra un poderoso attacco appoggiato dal fuoco di lanciamine e di lanciafiamme; i nostri si difendono strenuamente in lotta corpo a corpo, ma sono sopraffatti dal numero. Una ripresa energica della 59a e di riparti dello "Stelvio" non vale a ristabilire la situazione, essendo le difficili vie di accesso alla posizione sbarrate dagli scoppi numerosissimi di bombe a mano. Il Cornone rimane così in possesso del nemico. Nella notte, però, gli avanzi del "Vicenza", uniti a riparti del "Morbegno" e dello "Stelvio", compiono un nuovo sforzo riuscendo ad occupare alcuni tratti della posizione. Sulla q. 1109 un nucleo del battaglione resiste intanto con estremo valore, benchè circondato sino a metà giornata dell'11, ma poi anch'esso è costretto a cederla. Il 12 febbraio il "Vicenza" scende a q. 590, il 16 si trasferisce a Campese, il 23 a Mirabella ed il 3 marzo è nuovamente a Campese. Dopo aver trascorso un periodo di riposo presso Vicenza, durante la battaglia del Piave compie vari spostamenti pronto ad entrare in azione; il 15 giugno si porta a Fontanelle (altopiano di Asiago), il 17 a Liedolo, occupando con altri battaglioni della 52a divisione la linea del Mussolente a nord - est di Bassano ed il 5 luglio è nuovamente sugli altopiani a S. Giacomo di Lusiana. Dal 7 al 27 luglio, dislocato al Col dei Noselari, distacca riparti per lavori sul Col d'Echele e, dopo essere rimasto di nuovo a S. Giacomo di Lusiana sino al 22 settembre, dal 23 al 5 ottobre presidia la prima linea di Col del Rosso senza che si verifichino avvenimenti notevoli. Si porta quindi a S. Caterina di Lusiana ove il 7 è raggiunto dalla 61a compagnia, che era rimasta in trincea per svolgervi il 6 un colpo di mano. Iniziatasi la battaglia di Vittorio Veneto, il "Vicenza", che il 7 ottobre si era spostato a Ravà (Bassano), il 24 si trasferisce ad Altivole, poscia il 29, seguendo l'avanzata vittoriosa delle nostre truppe, passa il Piave a Vidor, raggiungendo Valdobbiadene. Il 30 si ammassa a M. Barbaria, il 31 a M. Garda ed il 1° novembre raggiunge Lentini ove trovasi alla cessazione delle ostilità.
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