Il 22 maggio, a Cinte Tesino, con le compagnie 5a e 6a del disciolto VII battaglione skiatori e con la 284a, si costituisce il VI battaglione alpini che, il l6 giugno, assume la denominazione di "M. Marmolada"; le due prime compagnie vengono contradistinte con gli ordinativi di 300a e 301a. Nello stesso giorno 6, il battaglione, che fin dal 23 maggio si era trasferito a Malene, forma, col "Cuneo", un gruppo tattico e con esso sale sull'altopiano dei Sette Comuni, portandosi, dapprima, in località Sorgente (Osteria alla Barricata), poscia, per Prato Moline, sulle pendici est di Cima della Caldiera. E' imminente la nostra offensiva dall'Ortigara allo Zebio; iniziate, il 10 giugno, le operazioni e conseguito il possesso delle munite difese del passo dell'Agnella e di q. 2101 di M. Ortigara, il battaglione concorre, pur sottoposto al preciso fuoco avversario, al rafforzamento della nuova linea ed al trasporto dei materiali. Dal 14 al 18 torna ad accamparsi a Sorgente, il giorno successivo si sposta nei pressi di Malga Fossetta, adibito a lavori. Avendo il nemico, nella notte sul 25, lanciate le sue migliori truppe, alla riconquista delle perdute posizioni di M. Ortigara, ed avendole, con manovra avvolgente, riconquistate, il "M. Marmolada", lanciato al contrattacco, muove deciso verso l'obiettivo, che non può raggiungere, causa la salda resistenza dell'avversario. Il battaglione si pone, quindi, a difesa della nuova linea, sulle pendici di M. Ortigara. Il nemico, però, non dà tregua e con tiro sempre più intenso molesta gli alpini, finchè, nella notte sul 29, con improvviso attacco respinge i nostri oltre il passo dell'Agnella. Causa le perdite sofferte, il battaglione ripiega sulle pendici di Cima della Caldiera ove attende alla sua riorganizzazione e ad importanti lavori, che si protraggono fino al 20 luglio. In tal giorno si trasferisce a Pra Campofilone ed il 22 assume la difesa della linea di vigilanza, nel tratto compreso fra q. 1807 (esclusa) e q. 1638, fronteggiante le posizioni nemiche di Granari di Bosco Secco - Granari di Zingarella - pendici nord ed est di M. Colombara. Fino ai primi di novembre il "Marmolada" si alterna con gli altri battaglioni del gruppo (3°) nella difesa della fronte (q. 1785 di M. Fiara e q. 1705 di M. Taverle); oltre a lavori di difesa esplica la sua attivtà con ardite azioni di pattuglie. Causa gli avvenimenti sulla fronte Giulia, resosi inevitabile nella regione degli altopiani, un nostro parziale ripiegamento, il 7 novembre il battaglione inizia la ritirata per portarsi sulla linea M. Tondarecar - M. Badenecche, ove tenacemente e con valore, per ben sette volte attaccato, respinge ingenti masse nemiche che vogliono a tutti i costi sboccare in pianura. In seguito ad una nuova ripartizione della fronte fra le truppe della 29a divisione, il "M. Marmolada", il 29, assume la difesa di M. Castelgomberto, da q. 1736 alla testata della valle Segantini. In tali giorni il nemico, approfittando delle condizioni atmosferiche costantemente ed eccezionalmente favorevoli, va preparando e completando una poderosa offensiva contro la linea M. Fior - "selletta Stringa" - M. Castelgomberto - M. Tondarecar - M. Badenecche. Nella notte sul 4 dicembre, infatti, un nuovo e più violento bombardamento colpisce le nostre già sconvolte difese; più tardi il tiro d'artiglieria diventa più intenso battendo in special modo le trincee ed il rovescio di Malga Lora. Il nemico fa largo uso di granate a gas asfissianti e lagrimogeni, purtuttavia il morale degli alpini si mantiene elevato ed essi attendono con calma serena l'attacco, animati dalla sicura fiducia di respingenre, ancora una volta, l'avversario. Al mattino, però, il bombardamento accenna a diminuite, di ciò ne approfittano i nostri rincalzi per portarsi in linea onde parare la grave minaccia. Il fuoco d'artiglieria viene intanto ripreso con aumentata violenza sul M. Tondarecar, ad esso pronta e decisa segue l'azione delle fanterie avversarie, che, in breve, dopo essere riuscitea sopraffare la resistenza dei nostri sul M. Tondarecar, con energica mossa avvolgente, avanzano dalla val Vecchia su M. Miela cadendo, così, sul rovescio di M. Fior e di M. Castelgomberto. Mitragliatrici nemiche, in postazione sul versante nord di M. Miela, aprono, intanto, nutrito fuoco sui difensori delle due quote di M. Castelgomberto e della selletta omonima, mentre le fanterie, da Malga Lora, approfittando del terreno rotto, avanzano decisamente. La situazione va sempre più aggravandosi, l'artiglieria persiste nel tiro di distruzione e d'interdizione arrecando gravi perdite alla 299a compagnia del "Cuneo" che da Malga Lora cerca di raggiungere M. Castelgomberto per rinforzare il battaglione. Un contrattacco sferrato dalla 300a compagnia, verso il Tondarecar non ha esito felice; attraverso le file avversarie essa tenta di raggiungere l'obiettivo, ma subisce fortissime perdite, cade il comandante ed i superstiti vengono catturati. In breve l'avversario, rinnova gli sforzi e con deciso attacco riesce ad occupare la selletta interposta fra le due quote di M. Castelgomberto, mentre truppe d'assalto giungono su q. 1736 e malgrado la strenua difesa dei nostri, l'occupano. Con la caduta di tale quota, e più tardi anche della "selletta Stringa", la situazione del battaglione è resa ancora più critica; completamente accerchiato, isolato, animato dal sentimento del dovere di resistere sino all'estremo, respinge gli attacchi che tutto attorno lo tormentano. La notte da ambo le parti non concede sosta al combattimento, vengono adoperate le cartucce e le bombe a mano dei caduti per poter, con esse e con l'arma bianca, ritardare almeno la caduta della posizione. Il nemico, con truppe fresche, incalza investendo, col fuoco incessante delle mitragliatrici, le nostre sconvolte difese. Il freddo intenso, le armi che più non funzionano, la mancanza di viveri e di munizioni concorrono alla caduta di M. Castelgomberto e soltanto alle 14 del 5 i valorosi superstiti del "M. Marmolada" debbono arrendersi. La sua gloriosa fine, l'aver preferito all'eventualità di un incerto ripiegamento il glorioso sacrificio di una resistenza ad oltranza, dà una chiara visione del dovere compiuto sino all'estremo. Alla tenace e valorosa resistenza opposta, anche il nemico rende, cavallerescamente, omaggio nel suo comunicato, ed al comandante, il Sovrano Austriaco, concede, quale distintivo d'onore, di portare la sciabola durante la prigionia. La medaglia d'argento concessa al "Marmolada" completa il giusto premio al suo indomito valore. Il 9 dicembre il battaglione viene disciolto.
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