A Castions si Strada, Talmasson, Flumignano e S. Andrat, giungono nella seconda metà di febbraio, elementi delle brigate Marche, Ancona, Perugia, Macerata, Volturno e Campania, destinati alla formazione della brigata Gaeta. Provveduto all'assestamento e all'inquadramento dei vari riparti, di inizia un intenso periodo di istruzione. Il 1° aprile la brigata, assegnata alla 49a divisione, si disloca nella zona Cranglio - Visco e Visconte ove continua a svolgere l'intensa preparazione bellica già intrapresa in precedenza e vi permane fino al 3 maggio, giorno in cui si trasferisce tra S. Valentino, S. Lorenzo e Dobbia (62a divisione). Il 22 maggio, allorchè è in pieno sviluppo l'offensiva di primavera, la brigata vi porterà il suo contributo e schieratasi, nelle trincee del Debeli, attacca, il giorno successivo, in concorso ai riparti della "Bergamo", e della 2a brigata bersaglieri, le munitissime posizioni nemiche di q. 144, q. 92 e del vallone di Jamiano indi, il 24, con vigoroso assalto occupa la linea di Komirje - q. 100 (16a divisione). Il 25 maggio le viene affidato il compito di superare le trincee di Flondar, occupare il margine orientale di q. 146 e le sue pendici fino alla strada di Brestovizza per proseguire contro l'Hermada. Concorrono all'azione il I e III/263°, sulla sinistra, schierati a nord di q. 100, con obbiettivo le posizioni avversarie a cavallo della q. 146; ed il I e III/264, sulla destra, contro la linea di Flodar. All'ora stabilita le fanterie muovono con vigoroso slancio all'attacco e superate, con impeto, le difese necessarie irrompono nelle trincee avversarie obbligando alla resa i difensori. Indi proseguono nella brillante avanzata, e, mentre sulla sinistra riparti del 263° si impadroniscono delle munitissime doline a sud - est di q. 146, sulla destra il 264° riesce a portarsi su una linea parallela alle espugnate trincee di Flondar e tangente alle falde orientali di q. 146. Vero sera, però, il nemico, riavutosi alquanto dalla sorpresa e protetto dalle proprie artiglierie, passa al contrattacco, arrestando l'avanzata così felicemente iniziata. I nostri, ridotti di numero per le perdite subite e battuti da inteso fuoco, arretrano ordinatamente sul versante orientale di q. 100 che saldamente mantengono. Il 26, la brigata, sostituita dalla "Pistoia", si porta sul rovescio di q. 100 per riordinarsi. Essa in questi pochi giorni ha perduto 42 ufficiali e 1445 uomini di truppa. Il 1° giugno ritorna sulle posizioni del Debeli (q. 68, trincea frontale, e nei pressi di Jamiano), ma il giorno successivo ha ordine di trasferirsi a Borgo Pacco, fra Malborghetto e Monastero, da dove il 5 prosegue per S. Maria la Louga (62a divisione). Ivi la brigata inizia il proprio riordinamento e fruisce di un turno di riposo. Il 12 giugno subisce un successivo spostamento, raggiungendo la zona di S. Pietro al Natisone, tra Vernasso e Purgessimo. L' 11 luglio, passata alla dipendenza della 24a divisone, inizia il trasferimento per Valerisce ed il 16, destinata in linea nella zona di Gorizia, si schiera lungo il tunnel di Castagnevizza, Rusie, T. Corno, q. 126, Casa Bianco sostituendovi riparti dell'"Emilia". Ivi attende a lavori di fortificazione. Fino alla metà di agosto la "Gaeta" alterna con la brigata Emilia, turni di linea e di riposo ed il 16, laciati gli accantonamenti, torna in linea, nel consueto settore di Gorizia per partecipare all'11a battaglia di Isonzo. In relazione alle operazioni offensive che si devono svolgere sulla fronte della 2a armata, alla brigata viene affidato il compito di completare in primo tempo, sulla fronte della 24a divisione, la conquista della q. 126, occupare Grazigna e tenersi in misura di poter sfruttare gli eventuali progressi ottenuti dalle truppe dell'VIII corpo d'armata, operante a sud del torrente Corno, impossessandosi di q. 163 e q. 164 est; in un secondo tempo la brigata deve avanzare risolutamente su Na Mokrin ed essere sempre in condizione di cooperare as eventuali avanzate verso S. Daniele a nord verso il torrente Liak a sud. Nelle notti sul 17 e 18 agosto le truppe della brigata assumono lo schieramento previsto per l'inzio delle operazioni. Alle prime ore del 19, mentre i riparti della "Emilia" svolgono azione dimostrativa, il I e il III/263° scattano ed irrompono nelle sconvolte posizioni nemiche, lanciandosi il I contro Grazigna ed il III contro q. 126. Lo slancio dei fanti del III/263° non si arresta malgrado il violento fuoco avversario: le prime ondate avanzano sotto il tiro delle artiglierie e riescono, sebbene decimate, a porre piede nella prima linea nemica, dilagando sul rovescio dell'altura di q. 126. Ma non sorrette dalle ondate successive, fermate, sulle posizioni di partenza, dal tempestare delle artiglierie e delle mitragliatrici, devono indietreggiare. Il I/263°, impegnato nell'attacco contro Grazigna, malgrado la violenza del fuoco di sbarramento, raggiunge i ruderi del villaggio; ma preso sotto il fuoco delle mitragliatrici e contrattaccato sui fianchi, sostiene accanita lotta, finchè, ridotto di numero, è costretto a ripiegare. Le perdite sensibilissime non fiaccano, l'efficenza bellica, nè diminuiscono il valore dei nostri riparti. Riordinatisi e rincalzati delle compagnie del II/263°, il I e il III tornano, con la stessa fede nel successo, all'attacco degli obbiettivi. Sotto il violento tiro di sbarramento il III/263°, con un solo sbalzo, occupa la linea avversaria, la supera e raggiunge la sommità di q. 126, ma anche questa volta il suo ardimento è arrestato dalla fiera resistenza del nemico che, passato al contrattacco, ocstringe i nostri a ripiegare ad occidente dei disputati ruderi. Eguale sorte subisce il I/263° che, mosso anch'esso animosamente contro Grazigna, dopo aver coseguito qualche progresso, è costretto ad indietreggiare a causa delle perdite sofferte. Il giorno 20 la brigata ha ordine di rinnovare l'attacco, qualora a sud del T. Corno, truppe della 24a divisione ottengono dei reali successi conto Panoviz. Il 263° ed alcuni riparti del 264° si tengono pronti a scattare al primo accenno di avanzata delle truppe della 48a divisione. Nel pomeriggio, in seguito a movimento di truppe a sud del T. Corno, i riparti suddetti, di loro iniziativa, si lanciano nuovamente sulla linea nemica, la conquistano, cercano di spingersi sul rovescio di q. 126, ma anche quest'ultimo tentativo viene soffocato dalla reazione avversaria. Nella notte sul 22 agosto il 263°, sostituito dal reggimento fratello, si porta in zona più arretrata per riordinarsi. Dal 23 al 27 agosto, in una relativa calma, le truppe in linea si tengono pronte ad attaccare le posizioni antistanti, armonizzando la propria azione con quella della 8a divisione, che si prepara ad attaccare il Veliki Hrib ed il S. Gabriele. Il 28 vengono riprese le operazioni in collegamento colle truppe laterali che attaccano il S. Gabriele sulla sinistra e q.163 sulla destra. Il 264° deve attaccare e superare la linea Casene di Grazigna, q. 126, ed essere pronto a proseguire l'avanzata in relazione ai risultati conseguiti dall'VIII corpo d'armata ed a quelli della 11a divisione a sinistra. Lo scatto delle fanterie è accolto da forti raffiche di mitragliatrici poste su q. 163 e sul costone si S. Caterina. Tale ostacolo non riesce a diminuire lo slancio dell'attaccante; il II/264° per ben tre volte muove contro le linee nemiche di q. 126, riuscendo alla quarta a rendersi padrone deo ruderi e delle trincee. Con successivo slancio le brave truppe del battaglione tentano di sorpassare la quota, ma dopo viva lotta, ridotte di numero, sono costrette a ripiegare. II/264° consegue anche esso felici risultati siuscendo a conquistare e a mantenere, dopo aspro combattimento, la linea di Grazigna. Il mattino del 29 un violento contrattacco obbliga il II del 264° ad abbandonare la linea dei ruderi su q. 126, che con ostinazione ed accanimento le stesse truppe tentano ripetutamente di riprendere nella giornata del 30 agosto. Le perdite sofferte dalla brigata assommano a 62 ufficiali ed a 1402 nomini di truppa. Fino al 27 settembre essa permane nel consueto settore di Gorizia alternando i propri riparti in turni di prima linea e provvedendo al rafforzamento delle trincee. Il 28 si porta a Valorisce per fruire di un adeguato riposo, permanendovi dino al 13 ottobre, giorno in cui, la "Gaeta" torna a presidiare la fronte nella zona di Gorizia. L'offensiva austro - tedesca trova la brigata schierata dalla mulattiera di Val Cava, a destra di Salcano, fino alla strada del Bersaglio. Solo il 28 ottobre essa ha ordine di ripiegare oltre l'Isonzo occupando, col 263°, la linea che da q. 148 nord di Podgora, va a q. 192, sulla carrareccia poco ad oriente di Valerisco; e col 264° la q. 85 a nord di Lucinico. Il 29 lascia le posizioni anzidotte e ,seguendo l'intinerario Mossa - Morano - Corona - S. Lorenzo - Fratta - Chiopris, deve raggiungere Visconte. Fra Morano e Corona pattuglie nemiche attaccano a tergo e a sinistra la retroguardia della colonna (264°) ma vengono senz'altro fugate. Nella stessa sera del 29 la "Gaeta" da Viscone prosegue per S. Andrat. Il 31 riprende la marcia e, per Talmassons - Flambro - Visco - Flambruzzo - ponte della Delizia, deve portarsi sulla destra del Tagliamento a S. Vito. Tra Flambro e Visco riparti nemici con mitragliatrici battono gli elementi della retroguardia. Poichè Bertiolo ed i pressi di Visco sono occupati dagli austriaci, la colonna anzichè raggiungere la destra del Tagliamento, al ponte della Delizia, a Visco piega e, per Flambruzzo, si porta al ponte di Madrisio che passa senza inconvenienti. Fino al 2 novembre la brigata sosta a S. Vito al Tagliamento ove riordina i propri riparti. Riprende poi il movimento per trasferirsi a Belfiore ed a sera ripiega su Fossalta di Piave. Il 4 è a Casale sul Sile, il 5 a Scorzè, finchè il 6 raggiunta Loreggia, vi sosta per mettere in efficienza le truppe. Il 17 novembre, la brigata, caricata su autocarri, è diretta a Borso; ma giunta a Romano, il 263°, viene avviato al M. Grappa (vallone delle Rose) ove disloca un battaglione nei pressi di S. Giovanni, sopra Col Raniero e gli altri due a Casoni d'Ardosa, passando alla dipendenza della 51a divisione. Il comando di brigata col 264°, invece, prosegue per Fietta (56a divisione) e l'indomani, 18, per via ordinaria si trasferisce a M. Brental, schierando due battaglioni in linea (I e II) a M. Pallone, Brental, M. Pizzo, Osteria del Monfenera, q. 1239; ed uno, il III, in riserva, in valle Archeson. Alla dipendenza della brigata viene messo il 140° reggimento che prende la linea che da Costa Lunga va a Pizzo Brental e all'Osteria di Monfenera, collegandosi a destra colla 17a divisione e a sinistra col III raggruppamento alpino. I riparti procedono alla sistemazione della linea difensiva nel tratto assegnato. Il III/264°, già in riserva in valle Archeson occupa la fronte che da Busa del Morto (pendici orientali di M. Meata) va a q. 1889. L'11 dicembre il I e III/263° col comando di reggimento lasciano le posizioni sul M. Grappa e si portano a sud di Crespano, mentre il II battaglione dalle pendici di M. Meata si trasferisce, quale rincalzo al 264°, alla Forcella di Campo Ranette. Il 264° resta a presidio della consueta fronte. Il 12 dicembre, il 264°, sostituito in linea da riparti della "Umbria", si porta nei pressi dell'Albergo Archeson e nel contempo il II/263° raggiunge il proprio reggimento che da Crespano si trasferisce a Campodarsego. Il 13, il comando di brigata si porta a Crespano da dove raggiunge, il giorno successivo, Campodarsego, mentre il 264° dalle località anzidette, ha ordine di trasferirsi nello stesso giorno 13 in linea tra Col dell'Orso e la val Calcino (56a divisione). Durante la notte sul 16 viene però rilevato da riparti del 146° raggiungendo la brigata nella zona di Campodarsego. Ivi la "Gaeta" trascorre il resto dell'anno.
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Fino alla seconda metà di marzo la brigata permane nella zona di Campodarsego ove fruisce di un periodo di riposo. Il 19 si sposta, ed in varie tappe, raggiunge la zona di Villa Raspa d'Asolo, Casella, S. Vito, S. Apollinare, Cà Falier. Il 22 aprile torna in linea sostituendo la "Trapani" nel settore del Monfenera sino al bivio di q. 186, ad est di Pederobba, e dalla stessa "Trapani" viene rilevata, il 22 maggio, scendendo a riposo nella zona Cà Croce d'Oro, Castelcucco, Villa Raspa, S. Apollinare. Sferratasi l'offensiva austriaca, nel giugno, la "Gaeta", il giorno 16, viene inviata nella zona Carpanè dove occupa la linea arretrata dei colli asolani (Monfumo - C. Bassano, C. Cornarotta, Piumella, Forner Occidentale). Il 19 si trasferisce, in autocarri, nella zona a nord di Treviso tra S. Pelagio e S. Gervasio. Il 23 giugno, unitamente alla 26a divisione, la "Gaeta" si sposta nella nuova zona tra Postioma e la Contea, ma il 7 luglio, un nuovo ordine, la trasferisce ancora in quella a sud di Asolo (Casella, S. Apollinare, S. Vito, Villa Raspa, Cà Croce d'Oro, Cà Fallier). Il 15 luglio torna in prima linea e sostituendovi la "Trapani" assume la difesa del saliente di Monfenera /(M. Castello - Pederobba). Fino all'ottobre la "Gaeta" e la "Trapani" si alternano nella difesa del consueto settore Monfenera - Pederobba. Il 29, allorchè è in pieno svolgimento la nostra offensiva finale, la brigata, si porta col 263° tra Pieve e Granico quale riserva divisionale, mentre il 264° dalla Val Fontana, scavalca, il 30, la cresta del Monfenera e si dirige col I e III battaglione verso Quero sostituendo in linea riparti della "Trapani". Col I/264° occupa la prima linea ad occidente del paese di Quero, lungo il T. Calcino e il T. Tegorzo e col II/264° la linea Chiesa di Quero fino al Piave. Il 31, il II e III/263° col comando di reggimento, seguendo la riva sinistra dell'Ornic, prendono posizione fra la Madonnetta e Faveri. Il 1° novembre la "Gaeta" avanza per la strada di Quero verso Sanzar, spingendo l'avanguardia (I/263°) fino a S. Vittore in prossimità di Feltre e catturando armi e prigionieri. Il 2, continua la sua marcia di inseguimento e sull'imbrunire giunge con l'avanguardia sulla destra del Cismon, all'altezza di Arsiè. Il giorno successivo la brigata è tra Tomo e Porsen, e verso sera, si trasferisce a Farra, presso Feltre, disponendosi a cavallo della strada Farra - Feltre, ove il giorno 4, le viene comunicata la conclusione dell'armistizio "Badoglio".
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