Un ritrovamento tra i campi di prigionia: lo Stalag VI D

Un ritrovamento che arriva direttamente dalla Germania tra i campi di prigionia, dove tra il '39 ed il '45 a migliaia furono imprigionati.

Imbattendomi in questa scoperta, probabilmente fatta durante dei lavori nella zona, mi sono appassionato alla storia di questo preciso campo di prigionia. Grazie ad alcune ricostruzioni fatte da ricercatori francesi, probabilmente parenti di alcuni prigionieri, ho potuto colmare la mia sete di sapere e ricoprire alcune curiosità sulla storia di questo campo e creare anche un piccolo articolo.

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Dal 1939 al 1945 a migliaia furono internati nei campi di prigionia tedeschi, ma la ricostruzione storica della vita di questi campi molte volte resta una grande incognita. Dietro i il filo spinato dello Stalag VI D sappiamo che sino alla chiusura c'erano prigionieri polacchi, francesi, belgi, russi ed italiani sottoposti ai lavori forzati in condizioni davvero precarie.
Oggi, poche cose si sanno di questo campo situato a Dortmund poiché gli archivi sono andati persi a causa dei bombardamenti alleati o per specifici atti di distruzione.


Cartina della regione del distretto VI con le posizioni dei campi di prigionia (fonte. Bibliotheca Adana).


All'inizio della Seconda Guerra Mondiale era previsto lo stoccaggio di cereali nel settore fieristico di Westfalenhalle di Dortmund, ma questa idea fu ben presto abbandonata, vista la mancanza di strutture per i numerosi polacchi catturati. Il centro espositivo di Westfalenhalle poteva infatti soddisfare tutte le condizioni strutturali e sanitarie per ospitare i prigionieri. Fu quindi trasformato in uno stalag nell'ottobre del '39. Ma, vista la grande espansione tedesca, già nel giugno del 1940, il campo venne anche adibito a campo di accoglienza (Aufnahmelager) o campo di passaggio (Durchgangslager), in breve Dulag, per i primi prigionieri di guerra olandesi, belgi, inglesi e francesi. A testimoniare questo aspetto possiamo vedere il rapporto del delegato del CICR (Comitato Internazionale della Croce Rossa) del 13 giugno 1940, dove vengono riportati i numeri dei prigionieri presenti nel campo. Viene inoltre sottolineato che a quel tempo il campo era dimora permanente solo per i prigionieri polacchi, ma per gli altri di solo passaggio, mentre i prigionieri olandesi erano già stati liberati.



All'inizio il campo si trovava nella parte ovale all'interno del centro espositivo, alimentato con elettricità. I prigionieri dormivano in letti a castello a tre livelli. C'era una cucina, una sala da pranzo e un'infermeria. Sul terreno adiacente al parco pubblico c'erano 15 tende, una capanna per i malati, officine di calzolai e sarti e latrine. Nel luglio del 1941, poco dopo l'inizio della campagna contro l'Unione Sovietica, iniziò l'espansione nel vicino parco pubblico. Ad un anno dalla creazione del campo, come sottolinea un secondo rapporto del CICR (del 21.10.1941), non c'erano più prigionieri all'interno del centro fieristico poiché lo Stalag VI D era stato interamente spostato nel parco pubblico vicino. Si estendeva in un'area di 17 ettari con una doppia recinzione di filo spinato. Le baracche furono costantemente occupate da circa 10.000 prigionieri di guerra ( si stima il passaggio di 70 mila prigionieri). Il campo era diviso in tre zone, ognuna circondata da filo spinato. Una parte occupata dai prigionieri di guerra francesi, una dai serbi e la terza contente i sovietici. 


Interno del centro fieristico (Communiqués officiels de la direction des prisonniers de guerre, Dicembre 1942, pagina 70).

 

Un rapporto di un ufficiale francese passato dal campo tra nei primi mesi del 1942 sottolinea la scarsità di baraccamenti e lo scarso livello d'igiene nel campo, il quale attraversa un periodo di epidemia di tifo. Nel settembre del 1942, a seguito di un terzo rapporto CICR, sappiamo che ci fu un altro ampliamento, visto il crescente numero di prigionieri al suo interno. Finiti i lavori di ampliamento il campo aveva 20 baracche di pietra per i prigionieri di guerra, tra cui una baracca per la squadra di sorveglianza, alcune per i prigionieri di passaggio, una baracca per la cucina e una baracca per la decontaminazione, ex latrine, una caserma per i malati e una per le persone in isolamento. 

Alla fine di settembre 1942 fu deciso di restituire il centro espositivo all'amministrazione della VI regione militare fino alla fine dell'anno. Dopo importanti lavori di ristrutturazione, il centro espositivo fu restituito alla Wehrmacht. 

Nell'ottobre è riportato l'arrivo di 1500 prigionieri italiani provenienti dal fronte Greco nella documentazione del Ministero della Guerra di Stato Maggiore dell'Esercito francese (Documentation sur les Camps de Prisonniers de Guerre par le 2ème Bureau de l’État Major de l’Armée, mai 1945)



Iniziano i bombardamenti degli alleati, il primo nella notte tra il 22 e il 23 maggio 1944 come sottolinea un rapporto di luglio del SAI (Service d’Accueil et d’Information). Ufficialmente persero la vita 108 prigionieri e furono distrutte 5 baracche rimpiazzate dalla costruzione di altre 2 più grandi. Da questo momento le condizioni di vita sono diventate catastrofiche: il cibo scarseggiava e l'unico ingrediente dei pasti erano le patate, l'ospedale era sovraffollato e fatiscente. I prigionieri di guerra avevano scavato trincee e buchi i quali coperti con assi di legno servivano da parascheggie come misure di protezione per i bombardamenti, che erano coperti con alcune assi e un po 'di terra. I bombardamenti alleati nell'ottobre 1944 e nei mesi di gennaio e febbraio 1945 raggiunsero nuovamente il campo di prigionia. Il campo fu completamente distrutto insieme al centro espositivo. Furono subito installate grandi tende da 400 a 500 prigionieri, divise per nazionalità. Queste incursioni offrirono ai prigionieri di guerra l'opportunità di fuggire, nonostante il pericolo di morte. Molti, tuttavia, furono uccisi dai soldati tedeschi. Un testimone oculare femminile ha riferito di dover passare sopra i corpi dei prigionieri di guerra mentre si recava al posto di blocco della Wehrmacht presso il campo espositivo. 

Ricapitolando, nella notte tra il 20 e il 21 febbraio 1945, lo Stalag VI D, già colpito da due incursioni aeree nel maggio 1943 e nel maggio 1944, fu completamente distrutto da un nuovo bombardamento, uccidendo 32 prigionieri. Ma lo Stalag VI D non sarà trasferito nonostante la richiesta del comandante del campo e le osservazioni del Comitato internazionale della Croce Rossa. Lo Stalag VI D subirà il colpo di grazia il 12 marzo 1945, il bombardamento farà un altissimo numero di vittime tra i prigionieri, anche a causa della restrizione di accesso per i prigionieri di guerra ai rifugi sotterranei della città di Dortmund situati di fronte allo stalag. Prima del bombardamento anche l'aiutante Kléber Victoria aveva fatto richiesta di accesso ai bunker (i più grandi d'europa si dice) al comandante del campo ricevendo una risposta negativa. 





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